Squinzi se la prende con la burocrazia. “Ce n’è di meno in Polonia”. Poi boccia il piano europeo di Jucker. E riapre a Marchionne le porte di viale dell’Astronomia

Burocrazia. Maledetta burocrazia. È la sintesi possibile del pensiero del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, che ha espresso tutte le sue perplessità sulle possibilità di chi vuole fare impresa e investire in Italia. A margine di un Forum con Lewiatan, l’associazione delle imprese polacche, il numero uno di viale dell’Astronomia è andato dritto al punto: “L’Italia è il sesto investitore straniero in Polonia, dove le nostre imprese hanno puntato 9 miliardi di euro. È più facile produrre in Polonia che in Italia”.

TROPPI LACCIUOLI
Difficoltà che secondo Squinzi non sono legate al sindacato, almeno non del tutto, ma “alla complicazione normativa-burocratica. Poi il sindacato ci mette del suo perché è un sindacato un po’ di altri tempi”. Altro tema caldo tra i due Paesi è legato alla presenza in Polonia del gruppo Fca. Proprio la Fiat nel 2011 decise di dare l’addio alla Confindustria, ma Squinzi ha voluto sottolineare che le porte per il gruppo di Sergio Marchionne restano aperte. “Ma riportare Marchionne in Confindustria – ha detto (mentendo secondo molti) – non è mai stato un mio obiettivo. Se poi succedesse, tanto meglio”.

BOCCIATO JUNCKER
Il presidente degli industriali ha poi bocciato l’Europa. E, nel dettaglio, il piano Juncker che prevede investimenti per miliardi che però al momento nessuno ha mai visto. “Lo giudico sempre insufficiente rispetto all’obiettivo di far ripartire l’Europa”. Per quanto riguarda la situazione italiana, invece, Squinzi ha auspicato una rivisitazione dei contratti nazionali del lavoro