Sri Lanka, 321 morti negli attentati. I kamikaze hanno agito in risposta alla strage di Christchurch in Nuova Zelanda. Governo sotto accusa per le falle dell’intelligence

Sri Lanka, 321 morti negli attentati: c'è anche una residente a Catania. I kamikaze hanno agito in rirposta alla strage di Christchurch in Nuova Zelanda.

C’è anche una residente a Catania tra i 321 morti degli attentati in Sri Lanka. Si tratta di una cingalese di 55 anni, Haysinth Rupasingha, che lavorava come badante e abitava a Catania dagli anni Novanta. Ha perso la vita mentre era nella chiesa di San Sebastiano a Katuwapitiya nella provincia di Negombo. La donna, sposata con un suo connazionale rimasto in Sicilia, era nel suo Paese d’origine per trascorrere le vacanze pasquali in compagnia di amici e parenti in attesa di proseguire per l’Australia dove vive la sua unica figlia. Lo rende noto la Migrantes di Catania, diretta dal diacono Giuseppe Cannizzo. Il marito è partito per lo Sri Lanka. La donna frequentava assiduamente la chiesa di Santa Maria dell’Ogninella, punto di riferimento di tutta la comunità cattolica etnea dello Sri Lanka a cui ha espresso solidarietà all’arcivescovo Salvatore Gristina e tutta la diocesi.

Nel frattempo emergono altre novità in merito agli attacchi di Pasqua. Gli attentati sono stati condotti da estremisti islamici locali in risposta agli attentati del 15 marzo scorso contro due moschee di Christchurch, in Nuova Zelanda. È l’esito delle prime indagini condotte dopo gli attentanti e riferito dal ministro della Difesa cingalese, Ruwan Wijewardene, in un intervento in Parlamento. A due giorni dalle stragi, la polizia comunica che il numero di vittime degli attacchi è salito a 321 persone e ci sono circa 500 feriti. Intanto proseguono appunto le indagini che hanno portato per ora all’arresto di 40 sospettati. Secondo il governo, i sette kamikaze che alle 9 del mattino (le 6 in Italia) si sono fatti esplodere in tre chiese e tre resort di lusso nella capitale Colombo appartenevano al gruppo locale National Thowheed Jamath, ma il sospetto è che si siano avvalsi dell’aiuto di una rete internazionale molto più ampia.

I terroristi, come sta emergendo, si sono mimetizzati tra i fedeli in preghiera e fra i turisti. Uno dei kamikaze dell’hotel Cinnamon “si è messo in coda per la colazione speciale di Pasqua, ha aspettato il suo turno con il piatto in mano fino al momento di essere servito e solo allora ha fatto detonare l’esplosivo“. La dinamica è stata ricostruita da El Mundo citando il racconto di uno dei responsabili della struttura. I terroristi, scrive il quotidiano spagnolo, avevano preso camerenegli alberghi obiettivo degli attentati e sembra che la strategia sia stata la stessa in tutti i tre hotel colpiti.

Il governo intanto si rimpalla le responsabilità sulle falle dell’intelligence. I servizi di sicurezza “avevano le informazioni”, ma non hanno agito, ha detto in una conferenza stampa il portavoce del governo Rajitha Senaratne che per primo ha avanzato l’ipotesi di una rete internazionale molto più ampia. Nessuno ha rivendicato gli attacchi, ma sui social affiliati all’Isis, i sostenitori del califfato inneggiano alla strage e postano preghiere affinché “Allah accolga” gli attentatori.

Il Parlamento dello Sri Lanka, intanto., si è riunito in seduta straordinaria in seguito agli attentati che hanno colpito il paese domenica. Il ministro della Difesa, Ruwan Wijewardene, ha riferito all’aula che gli inquirenti stanno verificando collegamenti tra i gruppi terroristici National Thowheed Jamath (Ntj) e Jamaat-ul-Mujahideen. L’ufficio del presidente, Maithripala Sirisena, ha comunicato che, a causa della presenza di organizzazioni internazionali dietro i terroristi locali, è stato deciso di chiedere assistenza internazionale per le indagini, alle quali quindi sta collaborando l’Interpol.