Già nel 1998, a 23 anni, aveva le idee molto chiare. E un obiettivo preciso, come ha confessato davanti a 400 ”laureati eccellenti” dell’università La Sapienza di Roma: diventare il segretario generale del Senato. Federico Silvio Toniato ce l’ha fatta, come ha dimostrato la storia. A soli 49 anni, nel 2024, si è saldamente insediato sulla massima poltrona dell’amministrazione di Palazzo Madama. E ieri, invitato dalla Fondazione Roma Sapienza a tenere una lectio brevis alla tradizionale Giornata del Laureato, l’ex studente sgobbone arrivato dalla provincia di Padova ha in qualche modo svelato il segreto della sua scalata. «I sogni si possono realizzare» a patto di «essere intraprendenti» e «diventare leader di se stessi». Lo stesso invito che, esattamente vent’anni fa, all’università di Stanford, Steve Jobs ha sintetizzato nel motto Stay hungry, stay foolish. E che lui ha citato, ovviamente.
Intraprendente, Toniato lo è stato dal suo primo comparire sulla scena romana. Hungry, pure. Figlio di due maestri elementari, secchione conclamato, è stato uno dei selezionatissimi studenti (70 in tutta Italia) ammessi al collegio Lazzaro Ponzani. Un’èlite. Laurea in tempi rapidissimi proprio alla Sapienza, in Giurisprudenza. Naturalmente con 110 e lode, ha ricordato la rettrice Antonella Polimeni. Al Senato è arrivato con il concorso del 2000. Nel 2011 Renato Schifani, allora presidente, lo ha messo ad assistere il neonominato senatore a vita Mario Monti, ed è stato un colpo di fulmine. Reciproco. Così Toniato, a 36 anni, è diventato il più giovane vice segretario generale mai visto a Palazzo Chigi.
Li ha cominciato a nascere il personaggio. In una Roma che di Cafonal vive e prospera, mai un’intervista. Zero mondanità. Sempre informato su tutto e su tutti, perché dotato di antenne sensibilissime nel cogliere anche le minime increspature del vasto mare politico-istituzionale italiano. Cattolico impegnato in parrocchia e nel volontariato. E’ pure uno sgobbone leggendario: rientrato in Senato nel 2012, si narra abbia accumulato in un anno 900 ore di straordinario, peraltro non pagate. Possibilissimo.
Ovviamente ha solidi rapporti oltre Tevere. Addirittura affettuosi, poi, erano quelli con papa Benedetto XVI. Grande stima da parte di Pietro Grasso, fiducia piena di Ignazio La Russa, ottime intese con i capigruppo di tutto l’arco costituzionale. Abbracci veri con la senatrice a vita Liliana Segre, seduta ieri in prima fila e quasi commossa a sentirlo nominare l’ingresso del memoriale della Shoah al binario 21 della stazione centrale di Milano, dove «a caratteri cubitali la parola “indifferenza” ci chiama tutti a non giustificare certi comportamenti umani come frutto del caso o accidenti della storia».
La Russa, di fianco alla Segre, ha fatto di sì col capo. Certo. E anche lui, alla fine, ha vigorosamente applaudito insieme ai neo-laureati. Quanto a Toniato, che ormai ha raggiunto il famoso obiettivo ed è la seconda carica amministrativa della Repubblica, ha garantito a tutti che «i sogni possono davvero realizzarsi». Perciò Stay hungry, stay foolish. E auguri, ragazzi.