Stiamo uccidendo l’italiano. La nostra è la quarta lingua più studiata al mondo. Eppure dilagano gli errori da zero in pagella

Gli italiani in grandissima parte non sono consapevoli del valore delle parole che usano

L’italiano è la quarta lingua più studiata al mondo: Dante, Petrarca, Boccaccio sorriderebbero senza scomporsi più di tanto, e forse resterebbero pure delusi dal mancato posto sul podio. E gli italiani di oggi? In grandissima parte non sono consapevoli del valore delle parole che usano, non le apprezzano, le contaminano di continuo con anglicismi e forestierismi che spacciano per prova dello stare al passo con i tempi di un mondo perennemente globalizzato e connesso. Chiaramente l’idioma più usato nel pianeta è l’inglese, seguito da spagnolo, in rapida espansione negli Stati Uniti, e dal cinese (sono tanti, non solo in Asia!).

Eppure l’italiano supera giapponese, francese e tedesco, nonostante siamo appena sessanta milioni. Il nostro tesoro culturale è però patrimonio dell’umanità, tutta intera. La lingua italiana, quel comunicare soave, tradotto nella scultura, pittura, musica, danza. Quel dolce parlar specchio di un dolce sentir proprio di tutta la fiorentissima letteratura italiana. Che regala brividi e suspense, amori e odi, nella nostra lingua sono state descritte tutte le emozioni umane. Immortali.

Perciò è paradossale che i più lontani dall’averne cura siano proprio gli “itagliani”. Ingrati del biglietto da visita che possono esibire nel mondo (e usare per gli affari) grazie a una lingua vivissima e amata, perché percepita come musicale, fresca, sensuale e sexy. E per questo ha ragione Carlos Ruiz Zafòn quando dice che non esistono lingue morte, ma solo cervelli in letargo. Certo, i poeti antichi si rivolteranno nella tomba vedendo come viene maltrattata la loro amata favella.

Gli “orrori” di grammatica sono senza fine e l’uso dei social dà il colpo di grazia: xké, avvolte, affianco, pultroppo, aeroporto, accellerare, sono ovunque. Per non parlare del congiuntivo, a un passo dal funerale. Verba volant, congiuntiva manco decollant, ci scherza su qualcuno. “Ma però”, se poi si aggiungono l’omerico “tallone da killer” e si fa diventare D’Annunzio un estetista e l’Alighieri un cantante si può dire che la situazione è “proprio traggica”!