Stipendi più alti, cosa può cambiare con la Manovra: verso meno tasse in caso di aumenti in busta paga

Stipendi più alti con Irpef ridotta per gli aumenti in busta paga e conferme in tema di pensioni: le novità della Manovra.

Stipendi più alti, cosa può cambiare con la Manovra: verso meno tasse in caso di aumenti in busta paga

Irpef più basso sugli aumenti contrattuali e su straordinari, festivi e notturni. E, di conseguenza, stipendi più alti. Questo è il piano del ministero del Lavoro in vista della Manovra, con un doppio obiettivo: sollecitare le associazioni e i sindacati di categoria a rinnovare in fretta i contratti e stimolare i consumi aumentando i soldi in busta paga per i lavoratori.

Va detto che per ora si tratta solo di proposte, che potrebbero anche non avere adeguate coperture finanziarie. Ma intanto il ministero punta a diversi interventi in tema di stipendi e anche di pensioni. Da una parte rilanciando la previdenza complementare con la riapertura del silenzio-assenso sul Tfr, dall’altra confermando le uscite anticipate di Opzione donna, Quota 103 e Ape sociale, seppur mantenendo le attuali restrizioni che le hanno rese meno attrattive.

Stipendi più alti, cosa può cambiare con la Manovra

La prima questione proposta dal ministero riguarda gli aumenti relativi ai rinnovi contrattuali del periodo tra il 2026 e il 2028: dovrebbero essere tassati con un’aliquota Irpef ridotta al 10%, invece di quella ordinaria. Inoltre, se i contratti restano bloccati più di 24 mesi dalla loro scadenza, scatta l’adeguamento automatico all’inflazione Ipca fino al 5% annuo. L’obiettivo, quindi, è portare le parti a chiudere rapidamente le trattative ed evitare contratti scaduti e non adeguati rispetto all’inflazione.

Un altro sconto è quello che potrebbe arrivare sugli straordinari: sia per le ore in più che per il lavoro notturno e nei festivi si ipotizza una tassazione al 10% fino a 4mila euro l’anno, con contributi invariati. Sul fronte dei premi di risultato agevolati, invece, si passa da un limite di 3mila a uno di 4mila l’anno. Per i fringe benefit, invece, l’esenzione sarebbe fino a 4mila euro per chi ha figli a carico e fino a 2mila per gli altri.

Pensioni anticipate e Tfr, le novità della Legge di Bilancio

Il ministero del Lavoro, guidato da Marina Calderone, avanza alcune proposte anche in tema di pensioni. A partire dalla nuova finestra per decidere sul Tfr dall’1 aprile al 30 settembre 2026: se non si esprime una preferenza, dal primo ottobre 2026 il trattamento andrebbe alla forma collettiva individuata dal contratto di riferimento.

Per quanto riguarda invece le uscite anticipate, l’Opzione donna dovrebbe essere prorogata al 2026 con il ricalcolo contributivo, confermando però la stretta sui requisiti che l’ha resa molto poco attrattiva. Idem per la Quota 103, che potrebbe essere confermata con la stretta legata al ricalcolo contributivo. Non dovrebbero cambiare neanche i termini dell’Ape sociale, che va verso un’estensione fino a fine 2026 con gli stessi requisiti attuali.