Stipendi più bassi, gli aumenti in busta paga rallentano: le previsioni per il 2025

Gli aumenti degli stipendi nel 2024 sono stati minimi, minori rispetto allo scorso anno. E anche nel 2025 la busta paga crescerà poco.

Stipendi più bassi, gli aumenti in busta paga rallentano: le previsioni per il 2025

Gli stipendi non crescono. E per i lavoratori italiani la situazione non sembra destinata a migliorare neanche l’anno prossimo. Nel 2024, infatti, i salari medi italiani sono cresciuti meno che nel 2023. La busta paga, insomma, non cresce a un ritmo adeguato per recuperare il potere d’acquisto perso a causa dell’inflazione e i lavoratori si trovano ad avere a che fare con stipendi che nei fatti valgono meno di qualche anno fa. 

Le aziende per il 2024 hanno destinato un budget totale per la revisione degli stipendi del 3,8%. Contro il 4% dello scorso anno. Il dato emerge dallo studio Total Remuneration Survey 2024 di Mercer, riportato dal Corriere della Sera, che prende in esame 2.700 ruoli in quasi 700 aziende in Italia, con fatturato medio di 969 milioni e circa 1.700 dipendenti. 

Scendono gli stipendi: aumenti minimi per il 2024 e l’anno prossimo andrà persino peggio

Insomma, il budget delle aziende per gli aumenti degli stipendi sarà solamente del 3,8%, in calo rispetto allo scorso anno. E così i salari continuano a restare praticamente fermi. Non solo, perché non andrà meglio neanche l’anno prossimo: la previsione è di un aumento che si fermerà al 3,5%. Di questo passo, recuperare il potere d’acquisto perso diventa sempre più complicato. 

Marco Morelli, ad di Mercer Italia, spiega che la perdita del potere d’acquisto con l’inflazione “sta rendendo le politiche meritocratiche meno selettive, ampliando la platea dei destinatari di incrementi retributivi”. Ma dall’altra parte c’è il problema dato dalle “difficoltà nell’attrarre e trattenere le persone” che “induce le aziende a un ripensamento delle policy di reward”. Quindi si presta maggiore attenzione alla personalizzazione e alla flessibilità e in particolare al tema dell’equità.

Cresce, per esempio, la diffusione di strategie di remunerazione che prevedono sistemi di flexible benefit (+17% rispetto al 2023) e modalità di lavoro più flessibile per quanto riguarda l’orario e il luogo di lavoro. Ma gli stipendi crescono ancora troppo poco.