Stipendi troppo bassi: la vergogna dei salari italiani con quasi 6 milioni di buste paghe da fame

I salari italiani sono troppo bassi e nettamente inferiori rispetto a Francia e Germania: stipendi da fame per quasi 6 milioni di lavoratori.

Stipendi troppo bassi: la vergogna dei salari italiani con quasi 6 milioni di buste paghe da fame

La vera emergenza è ancora quella dei salari. Se l’economia italiana arranca e i consumi non ripartono, la colpa è anche di stipendi che restano ancora troppo bassi. Secondo lo studio dell’Ufficio economia dell’area politiche per lo sviluppo della Cgil ben 5,7 milioni di lavoratori dipendenti nel nostro Paese guadagnano meno di 11mila euro lordi l’anno. 

L’analisi evidenzia anche le cause dei bassi salari, dalla discontinuità lavorativa all’eccessivo ricorso al part time involontario, passando anche per la precarietà contrattuale. Non solo, perché la fascia del lavoro a bassa retribuzione è ancora più bassa: per altri due milioni di dipendenti i salari medi sono inferiori ai 17mila euro annui. 

Parliamo, in sostanza, di stipendi intorno o addirittura inferiori ai mille euro lordi al mese. Valori che non raggiungono neanche quelli del salario minimo, pari a 9 euro lordi l’ora nella proposta delle opposizioni bocciata dal governo e dalla maggioranza. 

In Italia salari troppo bassi: confronto impietoso con gli altri Paesi Ue

C’è un confronto che fa emergere con nettezza il problema dei salari italiani. Lo studio, infatti, effettua un paragone con le maggiori economie dell’eurozona, basandosi sui dati Ocse. Nel 2022 il salario medio italiano si è attestato 31.500 euro lordi annui. Molto più basso rispetto al valore registrato in Francia (41.700) o in Germania (45.500). Il gap, insomma, supera i 10mila euro annui. 

Perché i salari sono più bassi in Italia

L’analisi prosegue evidenziando le motivazioni per cui i salari italiani sono più bassi. Innanzitutto pesa la maggior quota delle professioni non qualificate, ma anche l’alta incidenza del part time involontario: con il 57,9% è il tasso più alto registrato in tutta l’eurozona. Ampio anche il ricorso al lavoro a termine (16,9%), con una forte discontinuità lavorativa. 

Nel 2022, evidenzia lo studio, oltre la metà dei rapporti di lavoro cessati ha avuto una durata fino a 90 giorni. E, in conclusione, in Italia si lavora di più in termini orari, ma con salari medi e una loro quota sul Pil che sono molto più bassi che nel resto dei grandi Paesi Ue.

Gli stipendi in Italia

Tornando ai livelli salariali in Italia, nel 2022 per i quasi 17 milioni di lavoratori dipendenti del settore privato con una giornata retribuita, la media è stata di 22.839 euri annui. Per il 59,7% dei lavoratori i salari medi sono inferiori alla media generale, con ben 7,9 milioni di dipendenti discontinui e 2,2 milioni di part time. 

La differenza media salariale tra il settore pubblico e il settore privato è determinata soprattutto dal peso del part time e della precarietà nei settori pubblici. Inoltre un grosso problema, che fa tornare in mente la necessità di introdurre un salario minimo, è quello dei ritardi nei rinnovi dei contratti.

La Cgil sottolinea nella sua analisi come sia elevatissima la quota di lavoratori con salari non aggiornati. Mentre il governo ha affossato il salario minimo proprio sostenendo che la strada da percorrere è solo quella della contrattazione collettiva. Che, però, evidentemente non funziona. E così gli stipendi dei lavoratori italiani restano bassissimi.