Stop alla tecnologia Usa: così Obama colpisce Putin

di Leonardo Rafanelli

Forse non si arriverà a un conflitto mondiale, ma gli Stati Uniti fanno sentire la loro voce sulla vicenda Ucraina, colpendo i fedelissimi dello “zar” Putin. Ieri, infatti, sono state annunciate dalla Casa Bianca nuove sanzioni contro la Russia. L’azione del dipartimento del Tesoro a stelle e strisce, come si legge in una nota, è diretta contro “sette funzionari del governo russo, tra cui due membri della più stretta cerchia del presidente Putin, che saranno soggetti a congelamento dei beni e al bando sui visti”. Beni congelati anche per 17 società, e per 13 di queste verrà imposta una richiesta di autorizzazione mirata a negare la possibilità di “esportare, reimportare o sottoporre ad altri trasferimenti stranieri verso queste compagnie prodotti provenienti dagli Stati Uniti”. Nel mirino di questo provvedimento ci sono in particolare le esportazioni dagli Usa di prodotti ad alta tecnologia, che “potrebbero contribuire alle capacità militari della Russia”. Tra i nomi dei sanzionati figurano Igor Sechin, amministratore delegato del gigante petrolifero Rosneft, Oleg Belavencev, Serghiei Shemezov, il vicepremier Dmitri Kozak, Ievghieni Murov, Aleksiei Pushkov e Viaceslav Volodin.

La risposta russa
Dura la reazione di Mosca. Il viceministro degli esteri Serghiei Ryabkov ha dichiarato che “Gli Stati Uniti hanno perso il senso della realtà” e che la risposta alle sanzioni sarà “dolorosa per Washington”. Ma sulla questione è intervenuta anche la Cina, rinnovando un invito al dialogo e bollando come controproducenti le misure annunciate dal governo statunitense. Il portavoce del ministro degli Esteri ha ribadito la ferma opposizione di Pechino “all’uso di minacce e sanzioni nelle relazioni internazionali”. “Noi – ha inoltre aggiunto – crediamo che le sanzioni non contribuiscano alla soluzione dei problemi. Al contrario, aumentano le tensioni”.

Situazione critica
Nel frattempo, la situazione in Ucraina è sempre più problematica. Il sindaco di Kharkiv, Gennady Kernes, è stato ferito da alcuni spari mentre andava in co di verso il lago, per la consueta nuotata mattutina. Adesso lotta tra la vita e la morte, dopo un complicato intervento chirurgico. Per individuare i responsabili si cerca tra le milizie schierate con Mosca, perché Kernes, milionario e inizialmente membro di spicco del partito filorusso dell’ex presidente Viktor Yanukovich, dopo il cambio di governo a Kiev si era schierato con i nazionalisti per preservare l’integrità dell’Ucraina.
E i filorussi proseguono la loro marcia: a Kostyantynivka, città di 80 mila abitanti nell’Ucraina orientale, sono stati occupati il quartier generale della polizia e successivamente il municipio, con la stessa tecnica vista nelle settimane scorse che ha portato all’annessione della Crimea alla Russia. I miliziani, circa una ventina, erano armati con dei Kalashnikov e indossavano uniformi senza alcuna insegna. Dopo aver preso il municipio, hanno issato la bandiera della Repubblica di Donetsk. Non ci sono novità invece sulla vicenda degli osservatori Osce rapiti: la Croce Rossa ha chiesto di incontrarli e a Slavyansk, da domenica, c’è una delegazione al lavoro per la loro liberazione, fin qui senza risultati.

Nuove sanzioni in arrivo
Per ora, comunque, le azioni contro la Russia in campo internazionale vengono portate avanti a “colpi” di sanzioni. A Bruxelles i ventotto Paesi Ue hanno trovato un accordo per aggiungerne altre, sempre per ottenere il congelamento di beni e il divieto di viaggio nell’Unione per alcuni personaggi russi. E sia Washington che Bruxelles sembrano voler agire, con misure dello stesso tipo, anche sul settore bancario e di difesa.