“Stop all’allargamento Nato ad Est”. Le condizioni di Putin per la pace

Mosca chiama Kiev: summit a Istanbul il 2 giugno. Trump: tra due settimane capiremo se lo zar fa sul serio

“Stop all’allargamento Nato ad Est”. Le condizioni di Putin per la pace

Prova a spingere il piede sull’acceleratore il leader ucraino e chiede un vertice a tre con i presidenti statunitense Donald Trump e russo Vladimir Putin, nel tentativo di costringere Mosca ad accettare un cessate il fuoco.

“Se Putin non è a suo agio con un incontro bilaterale, o se tutti vogliono che sia un incontro trilaterale, non mi dispiace. Sono pronto per qualsiasi formato”, ha dichiarato Volodymyr Zelensky.

Il Cremlino frena sull’incontro tra Putin e Zelensky

Un incontro personale tra il presidente russo e quello ucraino potrà avvenire solo dopo “accordi specifici” sugli argomenti in discussione, frena il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. E in serata il capo delegazione russo per i negoziati con Kiev, Vladimir Medinsky, ha confermato di aver avuto un colloquio telefonico con quello ucraino, il ministro della Difesa Rustam Umerov, durante la quale ha proposto “una data e un luogo precisi” per un nuovo incontro e lo scambio dei rispettivi memorandum.

La proposta di Mosca è per il 2 giugno a Istanbul, ha poi annunciato il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, precisando che la Russia è pronta in quella sede a presentare il suo memorandum che “definisce la nostra posizione” e le richieste per superare “le cause profonde della crisi”.

“Non siamo contrari agli incontri con i russi e aspettiamo il loro ‘memorandum’ affinché l’incontro non sia vuoto e possa realmente avvicinare la fine della guerra”, ha scritto Umerov.

Tra le condizioni di Putin per la fine della guerra il no all’allargamento a est della Nato

Tra le condizioni di Putin per porre fine alla guerra in Ucraina ci sarebbe la richiesta che i leader occidentali si impegnino per iscritto a fermare l’allargamento della Nato verso est e a revocare una parte delle sanzioni alla Russia. Lo ha riferito la Reuters.

Putin è pronto a fare la pace, ma non a qualsiasi prezzo, ha affermato un’importante fonte russa. Putin vuole un impegno ‘scritto’ da parte delle principali potenze occidentali a non allargare l’alleanza Nato, il che equivale a escludere formalmente l’adesione di Ucraina, Georgia, Moldavia.

La Russia vuole anche la neutralità dell’Ucraina, la revoca di alcune sanzioni occidentali, la risoluzione della questione dei beni sovrani russi congelati in Occidente e la protezione dei russofoni in Ucraina. La prima fonte ha affermato che, se Putin si renderà conto di non essere in grado di raggiungere un accordo di pace alle sue condizioni, cercherà di dimostrare agli ucraini e agli europei con vittorie militari che “la pace di domani sarà ancora più dolorosa”.

Trump contro le sanzioni a Mosca: ostacolano i negoziati

Trump lascia intendere che non parteciperà ad eventuali colloqui con Putin e Zelensky. “Doveva avvenire settimane fa, ora non vedo il motivo”, ha dichiarato il presidente americano ma ha spiegato, poi, che se sarà necessario lo farà.

“In due settimane sapremo se Putin ci sta prendendo in giro o no”, ha aggiunto, ribadendo di essere “molto deluso” dagli attacchi di Mosca qualche giorno fa “nel bel mezzo di un negoziato”. Ma di non essere favorevole a sanzioni alla Russia, perché potrebbero ostacolare i negoziati.

Berlino a Kiev offre armi a lunga gittata. L’Italia si smarca

Intanto si accendono gli animi tra Berlino e Mosca. “Vogliamo rendere possibile che gli ucraini abbiano armi a lungo raggio”, “vogliamo produzioni comuni”, ha detto il cancelliere tedesco Friedrich Merz a Berlino in conferenza stampa con Zelensky.

“Faremo in modo che l’esercito ucraino possa essere equipaggiata di tutto quello che serve per combattere con successo”, ha aggiunto.

La Germania è coinvolta “direttamente” nella guerra in Ucraina e sta ripercorrendo la stessa strada che l’ha portata al “collasso” nel secolo scorso, ha replicato il ministro degli Esteri russo. L’Italia si smarca da Berlino. “Le nostre armi devono essere sempre usate nel territorio ucraino, questa è e resta la linea dell’Italia”, ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani.