Strage continua sul lavoro

Si fa ogni giorno più drammatico il bilancio sugli incidenti sul lavoro in Italia. Quattro le vittime registrate solo negli ultimi due giorni.

Strage continua sul lavoro

Si fa ogni giorno più drammatico il bilancio sugli incidenti sul lavoro in Italia. L’ultimo, in ordine di tempo, è avvenuto a Rivoli, nel Torinese, dove il crollo di un ponteggio ha causato il ferimento di tre operai, uno dei quali in gravissime condizioni.

Si fa ogni giorno più drammatico il bilancio sugli incidenti sul lavoro in Italia. Quattro le vittime registrate solo negli ultimi due giorni

In Italia sono 4 le vittime registrate solo negli ultimi due giorni. In mattinata in un’azienda agricola a Nuoro un uomo di 54 anni è morto schiacciato dalla ruota di un furgone che stava riparando. Nella notte, invece, ha perso la vita al Policlinico di Messina un operaio rimasto schiacciato da un cancello di ferro all’interno di un capannone.

Martedì in provincia di Macerata, un imprenditore agricolo di 27 anni è stato schiacciato da un trattore cingolato e nel comasco un operaio di 40 anni, che stava lavorando in uno scavo per lavori stradali, è rimasto sepolto a causa di un cedimento stradale.

Tutto questo mentre i rider di Firenze hanno scioperato dopo la morte di Sebastian Galassi, il giovane uomo di 26 anni che ha perso la vita la sera del primo ottobre in un incidente stradale durante una consegna.

Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail tra gennaio e agosto sono state 484.561 con un aumento del 38,7%

In base agli ultimi dati Inail le denunce di infortunio sul lavoro presentate tra gennaio e agosto sono state 484.561 con un aumento del 38,7% rispetto allo stesso periodo del 2021. Le denunce di casi mortali sono state 677 con un calo del 12,3% sullo stesso periodo del 2021. Ma la diminuzione, in quest’ultimo caso, è dovuta al notevole minor peso delle morti da contagio pandemico, a cui si contrappone però il contestuale incremento dei decessi “tradizionali”.

Sebbene le morti bianche siano il problema più drammatico del lavoro non sono l’unico. Il mercato del lavoro è sempre più fragile e precario e povero. Ad agosto si è registrata una brusca frenata. Secondo gli ultimi dati Istat è calata l’occupazione e aumentata l’inattività. In totale si è registrata una perdita di 74 mila occupati rispetto a luglio. E il lavoro che c’è, come dicevamo sopra, è sempre più fragile trainato com’è dai contratti a termine, che spesso sono di pochi mesi se non addirittura giorni.

Nel secondo trimestre dell’anno la soglia si abbassa e soltanto un nuovo contratto a termine su 100 arriva a superare i 12 mesi. Sulla base delle Comunicazioni obbligatorie del ministero del Lavoro, pubblicate nella Nota trimestrale congiunta sulle tendenze dell’occupazione con Istat, Inps, Inail e Anpal, il 37% delle nuove posizioni a tempo determinato prevede una durata fino a 30 giorni e tra questi c’è anche un 13,3% che conta un solo giorno. Sempre una fetta consistente, il 36% va da due a sei mesi e soltanto lo 0,5% è superiore all’anno.

Una percentuale, quest’ultima, sempre più bassa (era l’1% nel primo trimestre). Ma c’è pure chi si ferma molto prima. Nel complesso, infatti, si registra un aumento delle attivazioni dei contratti di brevissima durata: il 23,7% è solo fino ad una settimana. Quelli tra sei mesi e un anno si piazzano al 15,4%.

Non basta però a recuperare la stragrande maggioranza (84,1%) che si ferma ai sei mesi. Un andamento emerso anche negli ultimi dati Istat riferiti al mese di luglio, quando i dipendenti a termine (quasi 3,2 milioni) hanno toccato il valore più alto dal 1977, primo anno della serie storica. A ciò si aggiunge il fenomeno del lavoro povero.

L’Istat ha censito quattro milioni di dipendenti del privato che non arrivano a mille euro al mese

L’Istat censisce 4 milioni di dipendenti del settore privato che non arrivano a 12 mila euro lordi l’anno, ovvero meno di mille euro al mese. Sono il 29,5% e dal calcolo sono esclusi settori come l’agricoltura e il lavoro domestico. E tra inflazione alle stelle, crisi energetica e lo spettro di una recessione che nessuno ormai nega più la situazione potrebbe ulteriormente complicarsi.

“Da qui alla prima metà del 2023 almeno 120mila piccole imprese potrebbero cessare l’attività con la perdita di oltre 370mila posti di lavoro”, stima la Confcommercio. Luigi Sbarra della Cisl vede a rischio “un milione di posti di lavoro e la sopravvivenza di migliaia e migliaia di aziende”.