Strage di Berlino, continua la caccia ad Amri. Blitz nel centro profughi dove viveva il killer e a Dortmund: arrestate quattro persone

Un blitz di questa mattina nel centro profughi di Emmerich, infatti, dove Amri ha vissuto almeno per un periodo, ha portato a quattro arresti

Le forze dell’ordine tedesche continuano la caccia al giovane tunisino Anis Amri, 24 anni, considerato il responsabile dell’attentato contro il mercato di Natale a Berlino, rivendicato dall’Isis.

E già dalle prime luci dell’alba ci sono interessanti novità. Un blitz di questa mattina nel centro profughi di Emmerich, infatti, dove il ricercato ha vissuto almeno per un periodo, ha portato a quattro arresti.

Dopo aver trovato un suo documento a bordo del tir usato per la strage, è stata ricostruito il passato di Amri, a partire dal momento in cui è arrivato in Europa, cinque anni fa, entrando nel nostro Paese come migrante. Lo sbarco in Italia, a Lampedusa, poi 4 anni di carcere, a Catania e a Palermo. Nel 2015 sparì, fu fermato dalla polizia tedesca il 30 luglio scorso a Friburgo con una carta d’identità italiana falsa. Per i servizi tedeschi era “pericoloso” e sospettato di preparare attentati in Germania. Doveva essere espulso, ma dalla Tunisia non arrivavano i documenti necessari per il riconoscimento. Dallo scorso mese aveva fatto perdere nuovamente le sue tracce.

Da quello che dice la Bild, peraltro, i quattro arrestati sarebbero in contatto proprio con Amri. Una notizia però smentita dalla procura generale: “No, non è così – ha detto un portavoce alla Reuters – a noi non è noto nessun collegamento”.

Ma non è tutto. La polizia tedesca è in azione anche a Dortmund, città della stessa regione del Nord-Reno Westfalia. Due appartamenti sono stati perquisiti in un’azione su incarico della procura generale, che si sta occupando proprio delle indagini su Berlino. A Dortmund Amri aveva avuto contatti con il salafita  serbo-tedesco Boban S., che è stato arrestato lo scorso novembre nell’ambito del blitz contro i reclutatori della filiale Isis guidata dall’iracheno Abu Walaa. Sulle perquisizioni a Dortmund la procura generale non ha voluto invece dare alcuna risposta. Rimane dunque possibile che ci siano dei collegamenti tra questa operazione e la caccia al giovane tunisino.