Stretta su bici e monopattini. È guerra ai poveri pure nel Codice della strada

Il vice premier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, ha reso noto i contenuti del nuovo Codice della strada.

Stretta su bici e monopattini. È guerra ai poveri pure nel Codice della strada

Sembra incredibile eppure questo governo riesce sempre a trovare il modo per premiare i ricchi e per punire chi fa fatica ad arrivare a fine mese oppure compie scelte Green. Questo è quanto emerge dal nuovo Codice della strada, i cui contenuti sono stati anticipati dal ministro dei Trasporti Matteo Salvini durante il question time alla Camera, con cui verrà introdotto “l’ergastolo della patente” per chi si metterà “alla guida dopo aver assunto sostanze stupefacenti”.

Il ministro dei Trasporti Matteo Salvini ha reso noto i contenuti del nuovo Codice della strada

Provvedimento che, stando a quanto trapela, prevederà molte altre misure ‘discutibili’ tra cui l’abolizione del superbollo – ossia la tassa applicata alle macchine di grossa cilindrata – e, per finire in bellezza, la stretta su monopattini e biciclette che dovranno montare le frecce, la targa ed essere assicurate.

Insomma da un lato si fa un favore ai ricchi eliminando il superbollo, la cui ragion d’essere è anche legata al fatto che a maggiori cilindrate corrispondono maggiori consumi e inquinanti, mentre si puniscono i ciclisti che si troveranno a pagare una tassa davvero surreale. Ma la cosa più divertente di tutte è che a introdurre questa stretta per gli utilizzatori della mobilità Green è proprio il leader della Lega che un tempo sembrava pensarla in modo diametralmente opposto.

Correva l’anno 2015 quando al governo c’era l’altro Matteo, ossia Renzi, che si apprestava a portare a casa una riforma del codice della strada. In Parlamento era in corso il dibattito sul disegno di legge delega e l’allora senatore Pd, Marco Filippi, aveva presentato un emendamento che avrebbe dovuto introdurre una tassa “idonea” per i proprietari delle biciclette, “individuando criteri e modalità d’identificazione delle biciclette stesse nel sistema informativo del Dipartimento per i trasporti, la navigazione, gli affari generali e il personale”, ossia un modo complicato per dire che l’idea era di introdurre le targhe.

Una proposta che Salvini, il 1 dicembre dello stesso anno, aveva stroncato con un tweet: “Intanto un senatore Pd ha proposto di mettere targa, e di far pagare il bollo, anche a proprietari di bicicletta. Matti!”. Il tutto condito dall’hashtag #labicinonsitocca. Otto anni dopo con l’avvento del governo Meloni e nel ruolo di ministro dei Trasporti, Salvini ha compiuto una giravolta epica finendo per fare proprie quelle stesse proposte che aveva bocciato ritenendole ‘folli’. Quel che è certo è che queste proposte di riforma del codice della strada hanno già scatenato un polverone con le associazioni di categoria che sono già sul piede di guerra.

Tra i più battaglieri Confindustria Ancma, l’Associazione nazionale ciclo motociclo accessori, che con una lunga nota ha spiegato che “penalizzare la leadership della nostra industria sarebbe un autogol, visto che il comparto vale oltre 3,2 miliardi di euro. Maggiore sicurezza si ottiene con misure strutturali, invece l’Italia è l’unico Paese Ue a introdurre assicurazione, targa, casco e frecce obbligatori”.

Per questo Confindustria Ancma, esprime “forte preoccupazione” per le dichiarazioni di Salvini anche perché “questa riforma sembra oggi più contro la diffusione della bicicletta, che a favore di una maggiore sicurezza sulle strade: penalizzare la leadership della nostra industria sarebbe un autogol”.