Stretta sulle intercettazioni. Ok del Consiglio dei ministri alla riforma che ne limita gli abusi

La riforma delle intercettazioni è cosa fatta. Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto lgs che riforma la delicata materia delle intercettazioni

La riforma delle intercettazioni è cosa fatta. Il Consiglio dei ministri ha approvato, su proposta del ministro della Giustizia Andrea Orlando, il decreto legislativo che riforma la delicata materia delle intercettazioni. Adesso il testo sarà esaminato dalla commissioni Giustizia per i pareri e poi tornare in Consiglio dei ministri.

Con il provvedimento approvato oggi si va a stringere sull’utilizzo per evitare che conversazioni non rilevanti ai fini delle indagini e attinenti la vita privata, possano finire negli atti processuali e, di conseguenza, sui giornali. La riforma delle intercettazioni va a introdurre vincoli sulla trascrizione delle conversazioni. Il provvedimento stabilisce che “Quando è necessario, sono riprodotti soltanto i brani essenziali”.  Altra novità riguarda l’istituzione presso l’ufficio del pm di un archivio riservato delle intercettazioni la cui “direzione” e “sorveglianza” sono affidate al procuratore della Repubblica e il cui accesso – registrato con data e ora – sarà consentito solo a giudici, difensori e ausiliari autorizzati dal pm. Si interviene anche sui mezzi utilizzati per effettuare le intercettazioni delimitando l’uso dei “trojan” (i captatori informatici). In relazioni ai reati non dovrebbero esserci ostacoli a utilizzarle sempre per i reati più gravi, in primis terrorismo e mafia, dovranno essere invece motivate per quelli deiniti “minori”.

La riforma semplifica inoltre l’impiego delle intercettazioni nei reati più gravi contro la pubblica amministrazione commessi da pubblici ufficiali, uno strumento per rendere più efficace il contrasto alla corruzione. Fatto salvo il diritto di cronaca, è previsto il carcere fino a 4 anni per chi diffonde riprese audiovisive e registrazioni di comunicazioni effettuate in maniera fraudolenta per danneggiare “la reputazione o l’immagine altrui”.