Nel caso di Ilaria Salis, sembra che il problema non sia tanto la sua detenzione, che viola palesemente i diritti umani, quanto i tentativi del padre di ottenere giustizia. Questo è quanto emerge dal post su X di Zoltan Kovacs, portavoce del primo ministro ungherese Viktor Orbán, secondo cui “Ilaria Salis non è un’eroina. Lei e i suoi compagni sono venuti in Ungheria e hanno commesso aggressioni barbare e premeditate contro cittadini ungheresi. Tutto il resto è una mera invenzione, e noi difenderemo la reputazione della nostra magistratura”.
Per Budapest, Roberto Salis “ha trasformato il caso di sua figlia in un tema politico (…) parlando con la stampa europea e degli Usa, esprimendo gravi accuse infondate che non possono essere lasciate senza risposta. Dovremmo aggiungere che lui stesso ha trasformato il caso in un tema politico e ora sembra sorpreso che arrivino risposte politiche”.
“Come padre”, insiste Kovacs, “dovrebbe riflettere su come sua figlia si sia trovata nuovamente coinvolta in un incidente simile, dato che questo caso non è senza precedenti”.
Il parere di Nordio
Parole su cui è intervenuto il ministro Carlo Nordio secondo cui “la risposta del governo ungherese è quella che avrebbe dato qualsiasi governo. Il potere esecutivo, in un regime democratico, non può intervenire sulle decisioni del magistrato”. Poi il guardasigilli aggiunge che “in questi casi bisogna agire in silenzio, con prudenza e pazienza. Io sono molto vicino umanamente al padre della Salis, ma temo che l’enfatizzazione politica non giovi a un risultato positivo e concreto”.
Un parere che sembra distante anni luce da quello della Commissione europea che appare convinta del fatto che l’Ungheria, sul caso di Ilaria Salis, sia andata ben oltre il lecito. “Chiaramente le misure prese durante i procedimenti giudiziari sono un affare interno degli stati membri ma il principio di proporzionalità deve essere sempre applicato” è quanto spiegato da un portavoce della Commissione Europea.