Sudan, droni contro basi e infrastrutture: nuova escalation tra esercito e milizie RSF

Sudan, droni contro basi e infrastrutture: nuova escalation tra esercito e milizie del Rapid Support Forces

Sudan, droni contro basi e infrastrutture: nuova escalation tra esercito e milizie RSF

Il Sudan è nuovamente scosso da una drammatica escalation del conflitto tra l’esercito regolare e le Rapid Support Forces (RSF), la milizia paramilitare guidata da Mohamed Hamdan Dagalo. Negli ultimi giorni, una serie di attacchi con droni ha preso di mira infrastrutture strategiche nel sud del Paese e nella città costiera di Port Sudan, dove ha sede il governo provvisorio.

Secondo quanto riferito da fonti della televisione Al Arabiya, droni delle RSF hanno sorvolato la regione del Nilo Bianco, cercando di colpire la città di Kenana. L’esercito sudanese è intervenuto con missili antiaerei per respingere l’attacco, ma tre droni sono riusciti a colpire i depositi di carburante della città di Kosti, provocando gravi incendi.

Una fonte dell’esercito ha confermato che l’attacco ha compromesso le scorte energetiche destinate allo Stato del Nilo Bianco. Non si tratta di un episodio isolato: nel mirino delle RSF è finita anche la base navale Flamingo, la più grande del Paese, situata a Port Sudan, colpita per il quarto giorno consecutivo. Gli attacchi hanno danneggiato anche l’aeroporto civile di Port Sudan, l’ultimo ancora operativo nel Paese, insieme a una centrale elettrica e altri depositi di carburante strategici.

Sudan, droni contro basi e infrastrutture: nuova escalation tra esercito e milizie RSF

A Kassala, circa 600 chilometri a sud della capitale provvisoria, altri tre droni hanno colpito infrastrutture aeroportuali nei pressi del confine con l’Eritrea, secondo una fonte della sicurezza locale.

Le autorità sudanesi accusano apertamente le Rapid Support Forces di voler colpire le linee vitali di rifornimento e comunicazione, in un momento in cui il Paese è già prostrato da oltre un anno di guerra civile. Gli attacchi alle infrastrutture di Port Sudan rappresentano una minaccia diretta al cuore amministrativo e logistico del governo, che da mesi ha trasferito lì le sue principali funzioni dopo la perdita di Khartoum.

L’intensificazione degli scontri tra l’esercito e le RSF rischia di aggravare ulteriormente la già drammatica crisi umanitaria: oltre 13 milioni di persone sono sfollate e più della metà della popolazione vive in condizioni di insicurezza alimentare acuta. Le Nazioni Unite hanno più volte denunciato l’impossibilità di operare in sicurezza nelle zone di conflitto e l’accesso sempre più limitato agli aiuti umanitari.

In assenza di un vero processo negoziale, la guerra tra le forze del generale Abdel Fattah al-Burhan e quelle del generale Dagalo “Hemedti” continua a trasformare il Sudan in un campo di battaglia per il controllo territoriale e strategico, con città chiave come Port Sudan e Kassala diventate nuovi fronti del conflitto.