Il confine tra Sudan e Libia torna a infiammarsi e stavolta il rischio è quello di un’escalation militare vera e propria. A far scattare l’allarme è stata la dura dichiarazione del Comitato per la Sicurezza dello Stato Settentrionale del Sudan, che ha denunciato una “palese interferenza” da parte della Libia nelle vicende interne sudanesi, minacciando una risposta armata.
Al centro della tensione c’è l’area del Triangolo, una zona di confine strategica e contesa, che secondo le autorità sudanesi è stata occupata dalle Forze di Supporto Rapido (RSF), gruppo paramilitare già al centro del conflitto interno sudanese. Ma non solo: dietro l’avanzata delle RSF ci sarebbe, secondo Khartoum, il diretto sostegno delle forze legate al generale libico Khalifa Haftar, leader de facto dell’Est della Libia e già noto per i suoi interventi nella regione.
Il Comitato per la Sicurezza dello Stato Settentrionale non ha usato mezzi termini: le accuse rivolte al “Comando Generale” di Haftar sono gravi, e la promessa è chiara — se la situazione dovesse degenerare ulteriormente, la risposta militare sarà immediata. “Le forze armate e i battaglioni di supporto sono pronti ad affrontare qualsiasi minaccia alla sicurezza dello Stato”, si legge nella dichiarazione ufficiale.
Sudan e Libia ai ferri corti: le autorità di Khartum accusano il generale libico Haftar di sostenere i ribelli delle Rsf e minaccia una rappresaglia militare
Le RSF, dal canto loro, hanno rivendicato la presa del Triangolo, aumentando la pressione sul governo centrale sudanese già impegnato su più fronti in una guerra civile che sta lacerando il Paese. L’interferenza esterna, tuttavia, segna un cambio di passo potenzialmente devastante: il coinvolgimento di attori libici rischia di trasformare una crisi regionale in un vero conflitto transfrontaliero.
La posta in gioco è alta. Il Triangolo non è solo un’area remota di frontiera: rappresenta un nodo cruciale per il controllo delle rotte del traffico di armi, migranti e risorse, e la sua destabilizzazione potrebbe avere conseguenze a catena su tutta l’Africa nord-orientale.
La Libia, da anni frammentata tra fazioni rivali e potenze straniere, si ritrova ora nuovamente al centro di una crisi regionale. Le accuse al generale Haftar rischiano di spingerla in uno scontro diretto con il vicino Sudan, in un contesto dove le alleanze sono fluide e le linee di confine sempre più sottili.
L’appello alla calma, per ora, resta inascoltato. Con due Paesi instabili, milizie armate e interessi in gioco, la miccia è accesa. E il mondo guarda con crescente preoccupazione a una regione che potrebbe esplodere da un momento all’altro.