Sudan in fiamme: i ribelli passano al contrattacco e martellano la capitale Khartoum

Sudan in fiamme: i ribelli passano al contrattacco e martellano la capitale Khartoum. L'esercito sudanese: "La pagheranno"

Sudan in fiamme: i ribelli passano al contrattacco e martellano la capitale Khartoum

La guerra in Sudan si riaccende con violenza. Nelle ultime ore sono ripresi gli scontri tra l’esercito regolare e i paramilitari delle Forze di Supporto Rapido (RSF) nell’area metropolitana della capitale Khartoum, epicentro del conflitto esploso oltre un anno fa. A Omdurman, città satellite sul Nilo, si sono udite forti esplosioni, mentre l’esercito sudanese ha annunciato l’avvio di una nuova offensiva “su larga scala” per riconquistare le ultime roccaforti dei paramilitari nello Stato di Khartoum.

Le RSF si erano ritirate a Omdurman dopo aver perso il controllo della capitale a marzo, in seguito a un’importante controffensiva militare. Ora l’esercito punta a chiudere il cerchio e mettere definitivamente fuori gioco il gruppo paramilitare guidato da Mohamed Hamdan Dagalo, noto come “Hemeti”.

Negli ultimi giorni, tuttavia, le RSF hanno dimostrato di non essere intenzionate a cedere facilmente. Un attacco notturno con droni ha colpito diverse infrastrutture energetiche, lasciando Khartoum e gran parte dello Stato omonimo senza elettricità, aggravando ulteriormente la già drammatica situazione umanitaria.

Sudan in fiamme: i ribelli passano al contrattacco e martellano la capitale Khartoum

La guerra in Sudan è scoppiata nell’aprile 2023 a seguito del fallimento nel processo di transizione verso un governo civile, dopo la caduta dell’ex presidente Omar al-Bashir. Il conflitto ha devastato il Paese: secondo le stime delle Nazioni Unite, oltre 13 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case, mentre decine di migliaia sono le vittime civili accertate. Carestie, epidemie e il collasso dei servizi essenziali completano il quadro di una crisi umanitaria tra le più gravi al mondo.

Nonostante gli appelli della comunità internazionale, ogni tentativo di mediazione è finora fallito. Il ritorno delle ostilità nelle aree urbane fa temere un’ulteriore escalation e il rischio concreto di un conflitto ancora più lungo e sanguinoso.