La spaventosa guerra civile in Sudan torna a intensificarsi dopo mesi di tregue intermittenti. Nelle ultime ore la guerra dei droni tra l’esercito sudanese e le Forze di Supporto Rapido (RSF) ha segnato una nuova escalation, con attacchi che hanno colpito ospedali e aree civili, causando decine di vittime.
Nyala sotto attacco
L’escalation coincide con l’insediamento del Consiglio Presidenziale formato dall’Alleanza Sudan Tasis, sostenuta dalle RSF, che ha prestato giuramento a Nyala proclamando un governo di “pace”. Ma la città, scelta come capitale politica, è divenuta immediatamente teatro di scontri.
Secondo l’Alleanza Civile Democratica per le Forze della Rivoluzione (Samoud), un drone dell’esercito ha bombardato l’ospedale specialistico Yashfeen, uccidendo diversi civili, tra cui quattro donne, e ferendo decine di membri delle RSF. Poco dopo, un secondo raid ha colpito l’ospedale Al-Shaheed Baraka Allah, sempre a Nyala, come riportato dal quotidiano locale Darfur 24. Alcuni membri del personale medico risultano ancora dispersi.
La risposta dell’esercito
Le RSF non restano a guardare. L’esercito sudanese ha denunciato che un attacco con droni delle forze paramilitari ha colpito la località di Awlad Al-Sharif, nello stato del Nord Kordofan, uccidendo cinque civili, tra cui due bambine, e ferendone sei. “Si tratta dell’ennesima violazione contro la popolazione civile, parte di un registro di crimini di guerra delle RSF”, ha dichiarato il portavoce ufficiale delle forze armate.
Petrolio e rischio regionale
Nel frattempo, il Ministero degli Esteri sudanese ha accusato le RSF di aver attaccato i campi petroliferi di Heglig, con vittime tra i lavoratori civili. L’episodio, oltre a rappresentare una minaccia diretta alla sicurezza nazionale, rischia di avere gravi ripercussioni regionali. Il Sud Sudan, infatti, dipende dalle infrastrutture sudanesi per esportare il proprio greggio verso il porto di Port Sudan: eventuali danni ai campi e agli oleodotti potrebbero mettere in crisi l’intera filiera energetica della regione.
Una crisi senza fine
Gli scontri confermano il riacutizzarsi di una guerra che, dall’aprile 2023, ha già causato migliaia di morti e milioni di sfollati. Entrambe le parti vengono accusate di gravi violazioni contro i civili, mentre la comunità internazionale osserva con crescente preoccupazione il deteriorarsi della situazione umanitaria.