Sudan, Save the Children lancia l’allarme: “La guerra civile è l’inferno in terra per i bambini”

Sudan, l’inferno dei bambini sfollati: “Abbiamo visto la morte, ora viviamo nella paura”. L'allarme di Save the children

Sudan, Save the Children lancia l’allarme: “La guerra civile è l’inferno in terra per i bambini”

In Sudan, la guerra civile in corso da oltre due anni ha trasformato il nord del Darfur in un inferno a cielo aperto, soprattutto per i bambini. Il campo profughi di Zamzam, che ospitava quasi mezzo milione di persone, è stato brutalmente attaccato lo scorso aprile, costringendo il 99% della popolazione – oltre 260.000 bambini – a fuggire in condizioni drammatiche. La maggior parte si è rifugiata nel campo di Tawila, a circa 60 chilometri di distanza, ma la salvezza si è rivelata solo apparente.

Secondo un’indagine condotta da Save the Children, intitolata “Bambini intrappolati nel conflitto”, oltre 450 bambini hanno raccontato le atrocità vissute durante la fuga. I loro racconti dipingono un quadro agghiacciante: esecuzioni a cui hanno assistito, cadaveri disseminati lungo la strada, arresti, uccisioni, e – nel 53% dei casi tra le ragazze intervistate – violenze sessuali.

“I bambini del nord del Darfur hanno vissuto l’inferno. Sono profondamente angosciati, non sanno cosa sarà del loro futuro. Molti hanno perso familiari prima e durante lo sfollamento e non hanno gli strumenti per elaborare il trauma,” ha dichiarato Francesco Lanino, vicedirettore nazionale dei Programmi e delle Operazioni di Save the Children in Sudan.

Durante il viaggio, alcuni bambini hanno perso madri, padri o fratelli. In molti casi, sono stati costretti ad abbandonare parenti anziani perché troppo deboli per continuare. Altri ancora hanno dovuto trasportarli a dorso di asino tra sparatorie e minacce. Una bambina di nome Salma, 12 anni, originaria di El Fasher, ha raccontato di aver assistito a stupri, uccisioni e saccheggi. Suo nonno è morto durante la fuga, e all’arrivo a Tawila la sua famiglia dormiva per terra, senza cibo né riparo.

Sudan, Save the Children lancia l’allarme: “La guerra civile è l’inferno in terra per i bambini”

Talha, anche lui di 12 anni, stava portando acqua alla sua famiglia quando il campo di Zamzam è stato attaccato. Tornato a casa e trovandola vuota, ha seguito la folla verso Tawila sperando di ritrovare i suoi cari. Da allora, vive solo e desidera soltanto tornare a El Fasher e riabbracciare la sua famiglia, se ancora viva.

Nel campo di Tawila, i bambini continuano a vivere in condizioni disperate. Dormono sul terreno, soffrono il caldo torrido, mancano di cibo e acqua e si sentono costantemente in pericolo a causa della presenza di uomini armati. Le bambine, in particolare, hanno espresso paura nell’utilizzare i bagni o nel doversi allontanare per raccogliere acqua. Molte hanno visto le proprie amiche subire stupri durante lo sfollamento o all’interno dei campi stessi.

Il conflitto non ha solo stravolto le loro vite, ma ha anche distrutto ogni speranza. Le scuole sono chiuse, l’assistenza sanitaria quasi inesistente. Alcuni ragazzi si sono uniti ai gruppi armati, altre sono state costrette a matrimoni precoci a causa della povertà. “I bambini si svegliano con il rumore degli spari, le famiglie scavano trincee per proteggersi. È una guerra che ha rubato loro l’infanzia,” ha aggiunto Lanino.

Nel silenzio della comunità internazionale, la guerra in Sudan continua a consumare un’intera generazione. E mentre le bombe cadono, i bambini – le prime e più fragili vittime – restano intrappolati in una spirale di dolore, paura e abbandono.