Sui rifiuti radioattivi nuovo fronte Stato-Regioni. No di Solinas, Emiliano & C. Nessuno vuole il Deposito nazionale delle scorie nel giardino di casa

Sui rifiuti radioattivi nuovo fronte Stato-Regioni. No di Solinas, Emiliano & C. Nessuno vuole il Deposito nazionale delle scorie nel giardino di casa

Ci risiamo. La disastrosa riforma del Titolo V della Costituzione che apre al regionalismo ha colpito ancora. Dopo la notizia del piano Sogin (leggi l’articolo) per l’individuazione di un deposito permanente unico delle scorie del nucleare italiano i governatori delle regioni hanno cominciato ad agitarsi e a protestare perché naturalmente nessuno vuole la “monnezza radioattiva”. I “governatori”, colpiti a tradimento con la fetta di panettone avanzato ancora in bocca, sono stati costretti ad interrompere la visione coatta di cinepanettoni televisivi degli anni ’80 e a prendere carta e penna, pardon, tastiera e mouse per replicare prontamente alle impertinenze del governo centrale. E così abbiamo le prime lamentele.

Christian Solinas (nella foto), doge della Sardegna (quello che ha riaperto le discoteche in estate provocando la seconda ondata) parla di “Atto di arroganza dello Stato, oltraggio alla Sardegna”. Vito Bardi, patron della Basilicata dice: “La Regione Basilicata “si opporrà con tutte le sue forze ad ogni ipotesi di ubicazione nel proprio territorio del deposito nazionale di rifiuti radioattivi”. Michele Emiliano, Signore delle Puglie, rende nota la “ferma e netta contrarietà” della sua regione. Ma non solo i valvassori si ribellano, ma anche i valvassini lo fanno e così i sindaci della Val d’Orcia e della Val di Chiana vanno in lamentazione per il “patrimonio mondiale dell’Umanità Unesco e la sua vocazione turistica”.

Si attende con ansia l’intervento di altri Signori e Signorotti locali, tra cui i portieri di caseggiato, affinché la Sogin ci ripensi e rimetta la patata bollente nel suo contenitore. Ma così non è cari feudatari. Finalmente un governo ha deciso e vi dovete adeguare anche voi alla legge. Perché, diciamolo francamente, che la riforma del Titolo V fatta nel 2001 dal centro-sinistra per fermare la Lega facesse schifo era noto, ma mai come adesso in tempi di pandemia si era visto il propagarsi progressivo dei sui nefasti effetti a livello nazionale.

Ed infatti la gestione dell’emergenza ed alcuni disastri conseguenti, come essere stati il primo Paese occidentale ad essere infettati ed avere ancora in testa nella classifica delle vittime per abitante è frutto della totale incapacità delle regioni di gestire la sanità e di coordinarsi a livello nazionale con il ministero. Ed ora vedremo di nuovo all’opera il Titolo V sull’Energia. Ma non sarebbe ora di cancellare questa stupida riforma una volta per tutte?