Sul carrello tricolore i conti non tornano

Sul carrello tricolore i conti non tornano. Coldiretti esalta la tendenza alla spesa il più possibile Made in Italy ma c’è chi dà una lettura diametralmente opposta.

Sul carrello tricolore i conti non tornano

Sul carrello tricolore i conti non tornano. Perché se da un lato la Coldiretti, nella sua ultima indagine con il Censis dal titolo La guerra in tavola, esalta la nuova tendenza – complice il carovita – alla spesa il più possibile Made in Italy, con quasi 9 italiani su 10 (l’87,3%) che puntano su prodotti nazionali, perché li considerano di qualità più alta ma anche per sostenere il lavoro e l’economia del Paese, c’è chi invece dà una lettura diametralmente opposta. Altroconsumo ha rilevato rilevato i prezzi di 125 tipi di prodotto in 15 punti vendita delle catene principali presenti a Milano e Roma: in media solo 24 categorie sono scontate. Mentre dal carrello tricolore, sbandierato in pompa magna dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, mancano del tutto alimenti come l’olio di oliva, l’acqua e i cibi freschi.

Sul carrello tricolore i conti non tornano. Coldiretti esalta la tendenza alla spesa il più possibile Made in Italy ma c’è chi dà una lettura diametralmente opposta

Se da una parte, quindi, secondo Coldiretti il 35% degli italiani ha cambiato il suo menù affrontando la spesa quotidiana con strategie che vanno dalla gavetta in ufficio al taglio degli sprechi, per Altroconsumo il trimestre antinflazione non ha generato sufficienti occasioni di risparmio in più rispetto a prima perché, nel frattempo, il numero delle altre offerte si è ridotto di ben il 36% in media. E nel 78% dei casi i prodotti calmierati non sono i più economici sullo scaffale.

Ma andiamo con ordine. Il report presentato ieri, all’apertura del Forum internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, a cui ha partecipato anche il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini al fianco del presidente di Coldiretti Ettore Prandini, elenca tra le strategie salva-spesa il taglio degli sprechi anche attraverso l’utilizzo delle ricette del giorno dopo, con la cucina degli avanzi. Ma in cima alla classifica delle strategie del risparmio, resta il ricorso a sconti e promozioni. Non a caso, secondo Coldiretti-Censis, il 76,9% degli italiani prepara regolarmente una lista della spesa con relativa programmazione di cosa comprare per tenere sotto controllo gli acquisti. Una pratica che accomuna tanto i redditi alti (72,2%) quanto quelli bassi (74%).

Per Coldiretti il carovita spinge i prodotti nazionali. Ma secondo Altroconsumo i cibi scontati sono troppo pochi

Ma è proprio sul tema degli sconti che Altroconsumo dà una lettura molto più critica. Se l’intento del governo era costruire un carrello di prodotti essenziali per fermare gli effetti dell’inflazione, l’effetto sperato non si è tradotto nella realtà. I prezzi dei prodotti nel carrello tricolore, spiega l’associazione, quasi sempre della marca del distributore, sono effettivamente diminuiti rispetto a maggio/giugno di quest’anno (anche se solo nei super e nei discount, non negli iper), ma i tipi di prodotti calmierati sono troppo pochi per poter fare una spesa di prima necessità completa. Mancano infatti alcuni prodotti molto acquistati come olio (peraltro molto rincarato negli ultimi mesi), acqua minerale in bottiglia e tutto il fresco (verdura, carne, pesce freschi). E non finisce qui.

Dall’analisi di Altroconsumo emerge inoltre che il carrello tricolore non si è andato a sommare completamente alle promozioni già esistenti, come auspicabile, e quindi non ha generato sufficienti occasioni di risparmio aggiuntive rispetto a prima. Le normali offerte della grande distribuzione infatti, nel frattempo, sono diminuite in media del 36% (le promozioni “prezzo basso sempre” sono diminuite addirittura del 60%). E nel 78% casi, infine, il prodotto del carrello tricolore non era il più economico dello scaffale.