Tetto al prezzo del gas. Dal Consiglio Ue un testo vago e ambiguo. Draghi esulta ma non si capisce perché. Il braccio di ferro è solo rimandato

Sul gas c'è il tetto al prezzo. Ma il Consiglio Ue vara un testo vago. Draghi esulta ma non si capisce perché

Tetto al prezzo del gas. Dal Consiglio Ue un testo vago e ambiguo. Draghi esulta ma non si capisce perché. Il braccio di ferro è solo rimandato

C’è qualcosa che non torna se Mario Draghi dice che “tutte le proposte dell’Italia sono state accolte” e Olaf Scholz dice che sul price cap, cavallo di battaglia del premier italiano uscente, “c’è ancora molto lavoro tecnico da fare, con molte questioni che non sono semplici e dovranno essere esaminate da molte persone”. In realtà l’accordo che è stato raggiunto dal Consiglio europeo è un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto per l’Italia e per tutto il fronte del price cap.

Sfumature

Il documento finale è vago ed ambiguo: chiede alla Commissione di “sottoporre urgentemente decisioni concrete” su un tetto dinamico al prezzo del gas. Non indica dunque soluzioni concrete e consente a tutti dal proprio punto di vista esprimere la propria soddisfazione. L’attuazione pratica delle misure è tutta verificare. La Commissione di Ursula von der Leyen, infatti, dovrebbe avere una ventina di giorni per formulare il progetto preciso che deve passare al vaglio di un consiglio dei ministri dell’Energia e quindi essere applicato a novembre.

La magagna

Il price cap dinamico temporaneo sul gas sopravvive peraltro alle riserve tedesche (e non solo vedi anche l’ostilità al tetto di Austria e Olanda per non parlare dell’Ungheria) solo grazie alle salvaguardie contenute nell’articolo 23 del Regolamento proposto dalla Commissione lo scorso 18 ottobre che sostanzialmente poneva dei limiti strettissimi al tetto.

Ovvero non pregiudicare gli scambi di gas fuori Borsa; non pregiudicare la sicurezza dell’approvvigionamento di gas dell’Unione; non comportare un aumento del consumo di gas; essere progettato in modo tale da non incidere sui flussi di gas intra-Ue; non pregiudicare la stabilità e l’ordinato funzionamento dei mercati dei derivati energetici; e tenere conto dei prezzi di mercato del gas nei diversi mercati organizzati nell’Unione.

Pali e paletti destinati a rendere il price cap molto ristretto o attivabile in circostanze molto circoscritte. Il cronoprogramma più roseo indicato da Roma e Parigi, dicevamo sopra, fissa il traguardo sul corridoio di prezzo già a inizio novembre, dopo le riunioni dei ministri dell’Energia il 25 ottobre e delle Finanze il 7 e 8 novembre. Un’agenda sulla quale però la posizione di Berlino, affiancata con determinazione da L’Aja, torna a divergere.

Sul gas “noi vogliamo limitare i picchi, non è un cap”, ha chiarito il cancelliere tedesco Scholz, pur “fiducioso” che alla fine si possa procedere senza convocare l’ennesimo vertice straordinario tra i leader. “è difficile” pensare che il disegno Ue per il price cap sul gas sia pronto in due o tre settimane, dice il primo ministro olandese, Mark Rutte. “Dobbiamo valutare tutti i pro e i contro” In particolare se il meccanismo è in grado di “garantire la sicurezza degli approvvigionamenti e di non spingere la domanda di gas”.

Insomma il punto rimane sempre lo stesso: non mettere a repentaglio la sicurezza dell’approvvigionamento di gas. E, condizione necessaria poi per L’Aja, non comportare un aumento complessivo dei consumi. Insomma la strada non è affatto in discesa. E anche Draghi, nonostante l’esultanza, deve alla fine riconoscere che sul testo del price cap “c’è ancora lavoro da fare”, ma è la prima volta che il Consiglio Ue ha manifestato “questa disponibilità, come anche sul meccanismo di finanziamento comune. E non era per niente scontato”.

Le misure

Le misure, nel concreto, non cambiano da quelle messe sul tavolo dalla Commissione europea: si va dalla piattaforma aggregata per il gas – obbligatoria per una quota del 15% del volume totale degli stoccaggi in Europa – fino a un price cap al gas nella formazione dell’elettricità. Modello in gergo noto come eccezione iberica perché già attuato da Spagna e Portogallo, caldeggiato dalla Francia ma non dalla Germania, e sul quale si potrebbe aprire la strada per un nuovo Sure sull’energia.

Le rigoriste Berlino e L’Aja scacciano l’eventualità, tornando a ripetere come un mantra che i fondi già a disposizione nel NextGenerationEu sono più che sufficienti a fronteggiare la crisi e che i prezzi del gas non sono destinati a subire ulteriori picchi almeno fino alla prossima primavera – quando poi il nuovo indice di riferimento alternativo al Ttf sarà pronto. Bruxelles però ha promesso un’analisi per capire almeno se vi sia la possibilità di rinforzare il RePowerEu.

Unica nota positiva il calo del prezzo del gas. Il contratto scambiato ad Amsterdam, che finora ha fatto da riferimento per il gas europeo, ha ceduto chiudendo la seduta con un calo del 10,6% a 113,5 euro al megawattora.