Sul Mes non si è cambiata idea. I 5S non lo attiveranno mai. Parla la deputata Galizia: “La Lega fa propaganda. Nessuna frattura nel Movimento, il dibattito fortifica”

Nessuna spaccatura all’interno del Movimento cinque stelle. Né tantomeno un cambio di rotta rispetto al no chiaro e netto sull’attivazione del Mes. Le tante dichiarazioni avventate e opportunistiche di membri dell’opposizione e i tanti retroscena (anche questi avventati e, a pensar male, pure opportunistici) di alcuni giornali nelle ultime ore, dunque, non trovano minima conferma nella posizione ufficiale del Movimento cinque stelle. A dirlo, in maniera altrettanto netta, è Francesca Galizia, deputata e capogruppo M5S in Commissione politiche dell’Unione europea. La Galizia ribadisce a più riprese un concetto chiaro: “Non è vero che abbiamo cambiato idea sul Mes: finché il Movimento 5 Stelle sarà al governo il Mes non sarà attivato”. Tutto ruota attorno alle parole del capo politico del Movimento Vito Crimi secondo cui i Cinque stelle “non impediranno la riforma europea del Mes”. Parole che hanno portato in primis Matteo Salvini ad attaccare i pentastellati e a parlare di giravolta.

A sentire il leader leghista, in effetti, pare che il Movimento si sia rimangiato totalmente la sua posizione sul Mes…
Come al solito Salvini fa propaganda e, volutamente, confonde gli italiani. Non è vero che abbiamo cambiato idea sul Mes, come è stato già ribadito dal nostro capo politico finché il Movimento 5 Stelle sarà al governo il Mes non sarà attivato. Tra l’altro dubbi su questo strumento sono stati sollevati anche dal ministro Gualtieri – che spiega bene come l’Italia ad oggi non abbia problemi di liquidità nella casse dello Stato – o dal presidente Sassoli, di certo non un esponento grillino. Altro discorso è, invece, la riforma del Mes su cui manteniamo le nostre criticità ma su cui abbiamo deciso di non avere un approccio ostruzionistico.

Però mi scusi: non eravate contrari pure alla Riforma?
Ripeto, sulla riforma del Mes rimangono le nostre osservazioni critiche, perché parliamo di uno strumento obsoleto risalente al periodo pre-Covid, che divide l’Unione Europea tra Paesi di serie A e di serie B. Uno strumento ancora legato a quel Patto di Stabilità e Crescita giustamente sospeso perché inopportuno nella costruzione di una nuova Europa più solidale. Ma oggi le esigenze dovute all’emergenza economica in atto sono cambiate ed è necessario oggi più che mai dimostrarsi coesi a livello europeo. Quindi accogliere, seppure non ci piaccia, un’apertura che vada verso una riforma del Fondo Salva Stati – che introduca anche il ‘common backstop’, volto a rende più solido un sistema bancario che sicuramente, a causa della crisi pandemica, subirà gravi ripercussioni – credo equivalga ad una matura presa di consapevolezza. Non possiamo impedire ai Paesi che ne hanno necessità di farvi ricorso. Questo però non cambia la nostra posizione sul suo utilizzo su cui, ribadisco, siamo profondamente contrari.

Conferma, però, che sul punto c’è una spaccatura nel Movimento?
La spaccatura interna ci potrà essere solo se si decidesse di attivare il Mes. Al momento ci sono solo alcuni colleghi che la pensano diversamente sul tema della riforma, ma il dibattito interno è sempre fonte di arricchimento. Il Movimento si conferma comunque contrario all’attivazione del Mes, tuttavia dinanzi a scenari diversi non ha mancato di riconoscere e accettare cambiamenti che potessero comportare vantaggi per i nostri italiani.

Qual è ad oggi, dunque, la posizione del Movimento in merito al Mes?
La posizione del M5S resta “No Mes”, semplicemente perché abbiamo altri strumenti che l’Europa ha messo in campo per far fronte all’emergenza pandemica, su cui noi crediamo molto. L’Ue, anche grazie al lavoro svolto dal nostro Presidente Conte, ha fatto grandi passi in avanti, solo in pochi mesi, inimmaginabili, mettendo a disposizione dei suoi stati membri strumenti innovativi per dare risposte concrete alla crisi pandemica in chiave solidaristica.

Oggi la nostra attenzione deve focalizzarsi su Qfp e Recovery e la vera sfida sarà la revisione del Patto di stabilità e crescita.
Resta intanto un’altra partita aperta: quella del Recovery Fund, fondamentale per l’Italia. A che punto siamo?
Il Recovery Fund costituisce uno strumento sul quale noi puntiamo tutto. Il veto di Ungheria, Polonia e Slovenia ha momentaneamente creato rallentamenti. Ma si è già alla ricerca di una soluzione che consenta di riavviare il pacchetto di bilancio, a cui è legato anche il Next generation Eu. Chiaramente il rischio di un ritardo nell’arrivo dei fondi del Recovery Fund c’è, tuttavia in questo senso ho elementi per sperare in uno scioglimento del nodo europeo e, dunque, nel raggiungimento, ormai vicino, dell’accordo sul bilancio Ue 2021-2027.