Sul Mes piovono bugie e i giornaloni fanno finta di niente

Da Renzi a Borghi è gare di fake news sul Mes: i dati li smentiscono, ma i giornaloni fanno finta di niente.

Sul Mes piovono bugie e i giornaloni fanno finta di niente

Da un lato le continue sparate sul Movimento 5 Stelle reo di aver favorito le destre astenendosi sul Meccanismo europeo di stabilità, dall’altro la realtà dei numeri che smontano questa balla, scientificamente nascosti dai media mainstream. Il Mes sta mostrando quanto siamo ormai nell’era della post-verità, dove screditare l’avversario politico è un gioco a suon di balle.

E qui Matteo Renzi non si batte, con la sua poi sparata rilanciata da diversi esponenti delle opposizioni, secondo cui i 5S di Giuseppe Conte sarebbero stati decisivi: “Ho da dire una cosa al Partito democratico: se tutto il campo largo avesse votato insieme con anche la sinistra radicale avremmo avuto il Mes e il governo di Giorgia Meloni sarebbe andato a casa”.

Mes, balle a profusione

Poi la surreale stoccata del senatore toscano secondo cui “nessuno ha avuto il coraggio di fare i conti e io dico M5S è legittimo fare la stampella al governo, non è legittimo non chiarirvi su questo punto: volete stare con uno schieramento coerente? Con Paolo Gentiloni o pensate di inseguire il sovranismo populista? Dovete fare chiarezza al vostro interno o non vincerete mai”.

Dello stesso tenore le dichiarazioni del capogruppo di Italia Viva al Senato Enrico Borghi secondo cui “Il ‘no’ sovranista giunto da Fratelli d’Italia, Lega e M5S blocca tutto, e si rivela così – nei fatti – anche un assist per Mosca. Sarà interessante vedere come la premier Meloni potrà giustificare questa vicenda con i nostri alleati”.

Tralasciando il presunto assist a Vladimir Putin, c’è da chiedersi se sia vero che i 5S abbiano fatto da stampella al governo. A fare i conti è PagellaPolitica che scrive: “Secondo la tesi di Italia Viva, se i deputati M5S avessero votato a favore della proposta di legge, la ratifica sarebbe passata e i partiti che sostengono il governo sarebbero finiti in minoranza, aprendo una possibile crisi di governo. In realtà i numeri dicono un’altra cosa e danno ragione a Conte”.

Come mostra “il sito della Camera, la ratifica della riforma del Mes è stata respinta con 184 voti contrari, 72 voti favorevoli e 44 astenuti. Tra i voti contrari, 105 sono arrivati da Fratelli d’Italia, 43 dalla Lega, 34 da M5S e i restanti due da Noi Moderati. Se M5S avesse votato a favore, come il Partito Democratico, Azione, Italia Viva e Più Europa, i voti favorevoli sarebbero saliti a 106, mentre quelli contrari sarebbero scesi a 150. La ratifica della riforma sarebbe stata respinta lo stesso”.

L’unico appiglio di questa surreale polemica, scrive PagellaPolitica, è “se tutti i deputati dell’opposizione fossero stati presenti e avessero votato tutti a favore della ratifica, i voti favorevoli sarebbero stati 156, sei in più di quelli dei deputati presenti di Lega e Fratelli d’Italia” mentre nulla sarebbe cambiato se avessero votato tutti i parlamentari assenti, inclusi quelli delle forze di maggioranza.

Meglio sorvolare

Insomma un dato facilmente verificabile ma su cui perfino i quotidiani hanno preferito soprassedere. Media mainstream che non hanno neanche reso accessibile agli italiani il significato del Mes, evitando di spiegarlo, tanto che nel dibattito pubblico ben pochi sanno di cosa si tratti, per limitarsi a riportare le polemiche politiche, meglio se contro i 5S.

Comprese le accuse di incoerenza, giacché secondo Italia Viva avrebbero dovuto votare a favore, così da causare una crisi di governo. Peccato che i dati appena elencati smentiscano questa favoletta, mentre appare illogico accusare i 5S di incoerenza visto che si sono sempre detti contrari al Mes.

In pratica gli si chiedeva di rinnegare quanto hanno sempre sostenuto pur di far cadere Meloni che comunque, dati alla mano, non sarebbe caduta. Così l’unico atto di verità su quanto accaduto sul Mes potrebbe venire dal Giurì d’onore, richiesto da Conte per smontare le balle della Meloni che aveva sventolato un fax accusando l’allora governo giallorosso di aver già scelto di approvare il Mes, anche se ad oggi sulla costituzione di tale istituto il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, non ha ancora deciso nulla.