Sulla Diciotti il Governo schierato con Salvini. Tre lettere per salvarlo. Memorie di Conte, Di Maio e Toninelli. Scontro in Giunta sull’ammissibilità. Il voto ci sarà tra il 19 e il 20

La Giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato ha avviato l’esame della memoria presentata dal ministro Salvini

La Giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato ha avviato l’esame della memoria presentata dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, per difendersi dalla richiesta, avanzata dal Tribunale dei Ministri, di processarlo per il caso Diciotti. Il collegio dei senatori chiamati ad esprimersi sulla questione, presieduto da Maurizio Gasparri, ha deciso di ammettere come prove anche due lettere allegate alla memoria, firmate, la prima, dal premier Giuseppe Conte, e la seconda da Luigi Di Maio e dal ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli.

Nonostante la ferma opposizione di Piero Grasso che siede nella giunta per il partito Liberi e Uguali, che con il suo atteggiamento si è attirato le critiche di un collega di Giunta, il pentastellato Mario Giarrusso che ha fatto notare come l’ex presidente del Senato “Sollevando la questione dell’irricevibilità delle lettere vuole impedire al ministro Matteo Salvini di difendersi”. Infatti le lettere scritte dai principali membri del Governo, coinvolti con Salvini nella gestione del caso Diciotti, sottolineano la loro condivisione della scelta di Salvini di non far sbarcare, per 6 giorni, dalla nave della Guardia Costiera i 177 migranti salvati al largo di Lampedusa.

La battaglia sull’ammissibilità di questi documenti è cruciale per rifiutare l’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini dal momento che, sebbene le decisioni della giunta siano inappellabili (anche se poi l’aula del Senato dovrà confermarla con 160 voti), la legge prevede che i parlamentari si possano sottrarre al processo solo nei casi in cui abbiano agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante nell’esercizio di una funzione di Governo.

Ed è proprio a questo che puntano le lettere scritte da Conte, Di Maio e Toninelli, dire che l’azione di Salvini fù politica, e maturata nel quadro dell’azione di Governo. E anzi, il documento di Conte va più in là e si spinge a dire che “Le azioni poste in essere dal ministro dell’Interno si pongono in attuazione di un indirizzo politico istituzionale che il Governo da me presieduto ha sempre coerentemente condiviso fin dal suo insediamento. Di questo indirizzo, così come della politica generale del governo, non posso non ritenermi responsabile, ai sensi dell’articolo 95 della Costituzione”.

Dichiarazioni che vanno nello stesso senso di quelle di Salvini che ha sottolineato come “L’azione attuativa dell’indirizzo governativo (risultante nel caso di specie al punto 13 del programma di governo) già di per sé stessa costituisce perseguimento di un preminente interesse pubblico, peraltro rappresentato anche dalla salvaguardia dell’ordine e della sicurezza pubblica che sarebbero messe a repentaglio da un indiscriminato accesso nel territorio dello Stato”.

E che il destino di Salvini si giochi proprio sul fatto che la sua gestione del caso Diciotti sia stata improntata a una scelta politica lo ha confermato indirettamente anche l’avvocato, nonché ministro della Lega, Giulia Bongiorno che ha spiegato come “La Giunta deve esclusivamente stabilire se nelle scelte che sono state fatte si perseguiva una finalità pubblica, o no”. La discussione in Giunta proseguirà giovedì e venerdì della prossima settimana, mentre il voto è previsto tra il 19 e il 20 febbraio. Ora resta da vedere come si comporteranno le due fazioni del Movimento 5 Stelle, quella con Nicola Morra in testa che vorrebbe Salvini a processo e quella di Di Maio che punta a evitare il prcesso al suo collega di Governo.