Sulla liberazione di Greta e Vanessa il ministro Gentiloni è reticente. Il Governo nega di aver pagato il riscatto

Un discorso reticente. Che ha chiarito poco come siano andate realmente le cose in Siria per la liberazione di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo quello del ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, che oggi alle 13 ha pronunciato sulla vicenda alla Camera. Dopo i ringraziamenti dovuti a chi ha lavorato per il successo dell’operazione – i servizi e l’unità di crisi della Farnesina e tutte le autorità “che con un gioco di squadra hanno portato ad un risultato importantissimo” – Gentiloni ha riepilogato brevemente le tappe del sequestro e della successiva liberazione.

IL RISCATTO
Poi ha intrapreso il tema che da ieri sta dividendo tutta Italia, il tema del presunto pagamento di riscatto: “Ho letto ricostruzioni, a proposito del riscatto, prive di reale fondamento e veicolate da gruppi terroristici. Siamo contrari a ogni tipo di riscatto”. “L’Italia in tema di rapimenti – ha continuato – si attiene a comportamenti condivisi a livello internazionale, sulla linea dei governi precedenti. Per noi la priorità è sempre la tutela della vita e integrità fisica dei nostri connazionali. Considero inaccettabile che qualcuno abbia detto che Vanessa e Greta se la siano cercata. L’Italia ha bisogno di questi cooperanti e di questi volontari”.

LOTTA AL TERRORISMO
In tema di lotta terrorismo, ha aggiunto il responsabile della Farnesina, il nostro Paese “è in prima fila e su questo tema non accetta lezioni da nessuno”. E ha concluso con “un pensiero speciale alle famiglie di Paolo Dall’Oglio e di Giovanni Lo Porto sequestrati rispettivamente in Siria e in Pakistan il 29 luglio 2013 e il 19 gennaio 2012”. Si tratta, ha detto il ministro degli Esteri, “ancora di due vicende che hanno bisogno dell’Italia, due vicende alle quali stiamo lavorando con il massimo impegno e con discrezione giorno per giorno”. Ma le polemiche non si placano. A lanciare le accuse più pesanti è la Lega. “In Italia si introduca una norma per cui chi si mette nei guai, si arrangi a tirarsi fuori”, ha detto il presidente del Veneto, Luca Zaia, a Rete Veneta. E ha concluso: “Quindi nei confronti di queste ragazze si faccia una confisca a vita fino a che si raccoglieranno 12 milioni di euro, sempre se è vero che è stata pagata questa cifra”. Allo stesso modo la pensa anche il suo compagno di partito Flavio Tosi: “In Italia esiste una legge in base alla quale quando una persona viene sequestrata, scatta immediatamente il blocco dei beni suoi e della famiglia per impedire il pagamento del riscatto. Perchè – si è chiesto il sindaco di Verona – lo Stato non la applica anche verso i sequestri all’estero”. Più prudente, invece, la posizione del leghista Giacomo Stucchi, deputato e presidente del Copasir, secondo “12 milioni per un riscatto è una cifra inverosimile”.

L’AUDIZIONE
Intanto, prima che il ministro parlasse in Aula, si è tenuta l’audizione delle due ragazze nella caserma del Ros (Raggruppamento operativo speciale dei carabinieri a Roma) che si è protratta fino alle prime ore del pomeriggio di ieri. Greta e Vanessa sono state ascoltate dal procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo e dai pm Francesco Scavo e Sergio Colaiocco, che sulla vicenda avevano aperto un’inchiesta per sequestro di persona a scopo di terrorismo.