Michele Gubitosa, parlamentare al secondo mandato e vicepresidente del Movimento 5 Stelle dal 2021. Onorevole Gubitosa, tempo di manovra, le chiedo se la Meloni non abbia ragione nel sostenere che sulle banche il governo sia stato più coraggioso della sinistra.
“Non esiste nessuna tassa sulle banche, stanno prendendo in giro gli italiani. È come una sorta di prestito, che verrà restituito alle banche nel 2027 a spese dei contribuenti, guarda caso quando questo governo avrà concluso il suo mandato. E infatti all’apertura della Borsa i titoli delle banche erano quelli in maggiore crescita, quindi dubito che la manovra li abbia spaventati più di tanto. Non ci stancheremo mai di ripeterlo: abbiamo proposto ormai un anno fa la tassa sugli extraprofitti delle banche, derivati da situazioni straordinarie come la pandemia, la crisi energetica o le guerre. Crediamo che si tratti di un principio giusto e che chi ha avuto guadagni extra in seguito a queste emergenze debba contribuire a chi invece ha pagato sulla propria pelle. Il governo, invece, preferisce colpire i più fragili e inginocchiarsi davanti a chi detiene il potere economico, a cui sostanzialmente viene chiesto un prestito che verrà ripagato dai correntisti. In pratica, Meloni ha acceso un mutuo sul futuro del nostro Paese. Mi sembra che l’unico coraggio che dimostra questo governo sia quello di continuare a parlare di successi inesistenti. Più che coraggiosi, insomma, hanno parecchia faccia tosta”.
Un governo che fatica molto a far quadrare i conti pubblici, non sarà anche un po’ colpa del Superbonus 110%?
“A proposito di faccia tosta, ma con quale coraggio si parla ancora del Superbonus dopo due anni? Ogni volta che il governo va in difficoltà – e succede molto spesso – tira in ballo le misure del passato, dal Superbonus al Reddito di cittadinanza. Mezzo governo, premier compresa, ha usato i bonus edilizi, ma a quanto pare se li devono usare loro vanno bene. Così come andava bene promettere la proroga del Superbonus in campagna elettorale e proporla con emendamenti di Fratelli d’Italia in Parlamento, salvo poi trasformare la misura nel più grande spauracchio possibile, da usare come la carta per uscire di prigione del Monopoli. Questa è la terza manovra firmata da Meloni, qualcuno la avvisi che non si trova più all’opposizione e che sarebbe il caso di iniziare a governare”.
Il ministro Giorgetti dal palco di Pontida, in riferimento ai sacrifici richiesti dalla manovra, ha dichiarato di saper distinguere tra un “banchiere” e un “operaio”. A lei pare sia davvero così?
“Non ho dubbi che Giorgetti e tutti gli altri membri del governo sappiano distinguere le due categorie, per un semplice motivo: quando parlano di sacrifici, vuol dire che li chiedono a operai, lavoratori, famiglie. Quando, invece, si tratta di stendere tappeti rossi o di usare quella famosa coperta che secondo loro è sempre corta per tenere al caldo gli interessi di qualcuno, allora si rivolgono a banche, assicurazioni, industria di armi. Siamo alle solite: forti con i deboli e deboli con i forti. Una frase da cui potrebbero trarre uno slogan di partito, da quanto li descrive bene”.
Tra la Meloni alla pompa di benzina che chiedeva l’abolizione delle accise sui carburanti nel 2019 e la Meloni presidente del Consiglio oggi, trova qualche differenza?
“La stessa differenza che c’è tra la propaganda da quattro soldi e la manifesta incapacità di guidare il Paese. La stessa differenza che passa tra le promesse di aiuti alla natalità e il raddoppio delle tasse sui pannolini e i prodotti per l’infanzia. La stessa differenza che c’è tra gli aiuti ai pensionati e i tagli alle rivalutazioni delle pensioni. Tra il merito e i posti riservati a familiari, amici e amici degli amici. Tra il no al regionalismo e il sì all’Autonomia differenziata che spaccherà l’Italia. Tra la lotta alla mafia e la guerra ai campioni dell’antimafia. Tra i post e i tweet feroci sulla sicurezza e l’imbarazzato silenzio davanti all’aumento dei crimini. Tra il tanto invocato e annunciato blocco navale e la deportazione di sedici migranti in Albania al modico costo di quasi un miliardo per le tasche dei cittadini. In compenso, però, visto che volevano tanto bloccare dei mezzi di trasporto, si sono concentrati sui treni, tra quelli fermati per far scendere i ministri e quelli immobili per ore a causa dell’incapacità del ministro Salvini. La verità è che non sono all’altezza. Meloni dimentichi pretesti e fantomatici complotti, si prenda le proprie responsabilità e inizi a governare, se ne è capace. Altrimenti, faccia un favore al Paese e lasci fare a chi ci sa fare più di lei”.
A proposito di Schlein, veniamo alle alleanze e al campo largo. Dal M5S frasi come “non è mai esistito”, o “non esiste più”. L’unica certezza è che oggi non c’è. È possibilista sul futuro? Quali gli impedimenti attuali per il M5S a un progetto unitario? Renzi a parte.
“Non mi stancherò mai di ripeterlo: una coalizione non si costruisce a tavolino. Le alleanze possono sicuramente portare un arricchimento, ma devono partire dai temi e non dai calcoli elettorali. Noi siamo autenticamente unitari e determinati a mandare a contrastare il governo Meloni, ma dobbiamo avere chiara la traiettoria. Non siamo interessati alle disperate ammucchiate, in cui l’unico collante è l’orizzonte del singolo voto. E ci sono valori a cui non possiamo rinunciare: essere fianco dei più fragili e delle famiglie, combattere per i lavoratori – con il salario minimo, la parità salariale e la riduzione dell’orario di lavoro a parità di retribuzione – e per le nostre imprese, che si trovano alle prese con un calo della produzione industriale che sembra ormai inarrestabile, difesa della scuola e della sanità pubbliche”.
Anche internamente, come forza politica, avete da occuparvi di “alleanze”. Penso al rapporto tra Grillo e Conte. Come stanno oggi le cose? Ricordiamo che il 23 e il 24 novembre si chiuderà la vostra Costituente (ora in fase deliberativa).
“I rapporti tra Conte e Grillo non sono all’ordine del giorno e francamente credo che continuare a ridurre l’assemblea costituente a uno scontro sul controllo del Movimento sia offensivo verso chi sta costruendo questo spazio di grande partecipazione dal basso. L’assemblea costituente rappresenterà un autentico momento di rilancio, una boccata d’ossigeno per il Movimento e i suoi sostenitori. Tutto e tutti sono in discussione, nessuno escluso: ci mettiamo in gioco sul serio. E credo che questo sia stato apprezzato dai nostri iscritti, a giudicare dal grande successo della prima fase, quella della raccolta delle proposte, che ci ha permesso di raccogliere innumerevoli spunti e contributi costruttivi e innovativi. Questo era esattamente ciò che volevamo: una grande partecipazione dal basso che ci permetterà di dare ascolto alle persone che sono la vera anima del Movimento. Il nostro è un dibattuto ampio e trasparente ed è bene che tutte le voci si facciano sentire, che portino proposte al tavolo della discussione”.
Uscendo dal recinto delle dinamiche domestiche e guardando agli scenari internazionali, che ruolo sta giocando l’Italia rispetto ai due conflitti “alle porte d’Europa”? Mi riferisco naturalmente all’Ucraina e al Medio Oriente.
“Il ruolo della comparsa, purtroppo. Il governo ha deciso di accodarsi alla linea di Washington, senza il coraggio di battersi veramente per la soluzione dei conflitti. Si continuano ad armare le parti in causa, si continua a gettare benzina sul fuoco e credo che sia gravissimo che a pagare la debolissima politica estera dell’esecutivo siano i nostri uomini in divisa, che in Libano vengono addirittura presi di mira dai bombardamenti israeliani. Meloni esca dall’ombra di Biden, rinunci ai suoi baci in fronte e si metta davvero in gioco per arrivare a soluzioni diplomatiche, al cessate il fuoco in entrambi in contesti bellici, alla pace”.