Superbonus, Bombardieri: “A rischio 120mila posti, ma siamo stati snobbati”

Lo sciopero contro lo stop al Superbonus resta sul tavolo. Per il leader della Uil Bombardieri occorre chiedere di più alle banche.

Superbonus, Bombardieri: “A rischio 120mila posti, ma siamo stati snobbati”

Blitz del governo sul Superbonus. Pierpaolo Bombardieri, leader della Uil, con le detrazioni ora le case potranno riqualificarle solo i ricchi?
“Noi pensiamo di sì. Io dividerei il tema in due parti. Ovvero come possono essere sbloccate le risorse che dovrebbero permettere alle aziende edili di continuare a lavorare e a incassare i crediti. E, in questo caso, penso che il governo dovrebbe fare maggiore pressione sul sistema bancario. Perché non si può essere decisi solo quando c’è da bloccare Opzione donna o la rivalutazione delle pensioni ed essere timidi quando ci si deve misurare coi poteri forti. L’altro discorso è come attuare una strategia di lungo respiro. Ricordo che la scelta del Superbonus è stata fatta durante la pandemia quando l’economia era ferma e si cercavano strumenti che potessero provocare uno shock. Nomisma e Istat dicono, non noi, che la crescita economica di questo Paese si deve in buona parte al Superbonus. È vero che si dice che è un investimento dello Stato però se noi facciamo il calcolo di quello che provoca abbiamo una moltiplicazione degli effetti positivi. Ora sicuramente il sistema andava modificato. E noi abbiamo chiesto di aprire una discussione per introdurre correttivi. Per esempio era possibile utilizzare il criterio dell’Isee e dare priorità ai condomini. Ma non abbiamo potuto parlarne perché il governo non ha avuto il buon gusto di convocarci. Ignorando che su questo settore gravitano 120mila lavoratori. E ora alla luce di questa situazione non è esclusa, sentiremo lavoratori e organizzazioni sindacali del settore, una mobilitazione”.

Non è paradossale e autolesionista picconare ora il Superbonus con la direttiva europea sull’efficientamento energetico delle case alle porte?
“Assolutamente sì. Senza considerare che quella direttiva è stata votata anche dai partiti del governo. In Europa si vota in un modo e in Italia si interviene in maniera diversa. Mi pare che il governo in questo caso abbia aspettato le elezioni regionali e poi abbia deciso di intervenire”.

Con evidente giravolta di Giorgia Meloni ma anche di Matteo Salvini…
“Sia sul Superbonus sia su Opzione donna ci sono state scelte che vanno in senso opposto rispetto alle dichiarazioni della maggioranza”.

Qualche giorno fa al Parlamento europeo è stato votato un emendamento che chiede al Consiglio di finanziare gli investimenti green attraverso l’istituzione di una tassa sulle transazioni finanziarie.
“Una delle discussioni che facciamo quando andiamo ai tavoli delle trattative è ‘dove si trovano i soldi’. Il punto è che i soldi ci sono basta avere il coraggio di andare a prenderli, di sfidare le grandi lobby e i grandi poteri. Il caso della tassa sugli extra-profitti è lampante. Draghi aveva identificato 11mila aziende per 12 miliardi, questo governo ha abbassato a 7mila aziende il target per un importo di 2,4 miliardi. Un aumento dello 0,1 sulle transazioni finanziarie avrebbe un effetto in Europa di 54 miliardi annui. Considerando che da noi è molto più tassato il lavoro che le speculazioni finanziarie ci aspettiamo che il governo vada in Europa e dica andiamo a prendere i soldi dove ci sono”.

La questione salariale in Italia è enorme eppure il tema è il grande assente dall’agenda del governo.
“La questione è stata rimossa per un motivo molto semplice: perché i salari così bassi sono il vero ammortizzatore sociale delle aziende che riescono ancora a produrre e a essere competitive. Su questo noi abbiamo fatto uno sciopero generale due anni fa e iniziative regionali. Noi chiediamo intanto un intervento sul cuneo fiscale e sul fatto che ci sono 7 milioni di lavoratori che hanno il contratto scaduto. Avevamo chiesto all’esecutivo impegni precisi a cui si è sottratto. Era possibile detassare gli aumenti contrattuali, per esempio. Il governo potrebbe chiamare i grandi gruppi industriali – penso alla distribuzione, alla vigilanza privata – e dire se voi non rinnovate i contratti io intervengo sulle agevolazioni che vi do. Oppure fare una cosa più banale: dire che nelle pubbliche amministrazioni alle gare possono partecipare solo le aziende che hanno rinnovato i contratti. Evidentemente non c’è il coraggio e la voglia di affrontare questo tema. Fa comodo tenere i salari bassi”.

Si hanno notizie dei corsi di formazione per reinserire i percettori del Reddito di cittadinanza nel mercato del lavoro?
“Non c’è stato confronto su questo tema con le organizzazioni sindacali. Stiamo aspettando che il ministro del Lavoro, dopo aver aperto una serie di confronti su sicurezza, previdenza, Opzione donna e lavoro, ci chiami per concretizzare quali sono le proposte del governo. Ci sono stati tavoli, anche molto affollati, in cui noi sindacati abbiamo avanzato le nostre proposte. Finora c’è stato solo un ascolto non un confronto”.

Crede che entro agosto questi occupabili troveranno lavoro?
“Il Reddito di cittadinanza ha dato risposte a una situazione di emergenza. Sembra che la pandemia l’abbiano dimenticata tutti. Va riformulato, certo. La scelta da fare è come collegare domanda e offerta di lavoro al Rdc. Ma soprattutto come creare occupazione. Se il lavoro non c’è cosa facciamo? A quei percettori leviamo il Reddito e magari aspettiamo che qualcuno di loro sia ingaggiato da qualche organizzazione criminale? Noi dovremo porci il tema: quando non c’è il lavoro come rispondiamo a chi si trova in uno stato di emergenza?”.

Sono passati oltre 100 giorni dall’insediamento del governo Meloni, quale il bilancio?
“Aspettiamo per giudicare le scelte del governo sui temi che abbiamo posto che sono il lavoro, la lotta all’evasione, il welfare. Sono stati aperti tanti tavoli, c’è stato tanto ascolto ma fatti concreti pochi, nessuna risposta. E devo dire che su due temi in particolare sono molto deluso: sicurezza sul lavoro, considerando che la gente continua a morire, e Opzione donna. Quest’ultima è stata una scelta incomprensibile, perché riguarda 20mila donne che avevano già programmato il proprio futuro. Il risparmio economico è di 90 milioni annui. Dal punto di vista finanziario, poi, se mentre per i primi cinque anni lo Stato ci rimette dal quinto ci guadagna, perché nel caso di Opzione donna si ha una penalizzazione dell’assegno del 30%. Sulla sicurezza sul lavoro, poi, si era spesa pure la Meloni. Ma ad oggi non è successo nulla”.

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