Tagli ai comuni congelati, il governo stoppa la spending review per le elezioni e rimanda tutto al post-voto

I tagli ai comuni vengono congelati dal governo, ma solo per qualche giorno: se ne parlerà di nuovo dopo le elezioni.

Tagli ai comuni congelati, il governo stoppa la spending review per le elezioni e rimanda tutto al post-voto

Il governo mette in pausa i tagli ai comuni. Una pausa temporanea ed elettorale, perché la sforbiciata resta, ma viene rimandata. La spending review per comuni, province e città metropolitane previste dalla legge di Bilancio viene quindi congelata. 

Ma solo per qualche giorno, perché subito dopo le elezioni di giugno ripartirà l’assalto agli enti locali. Che per ora viene fermato anche perché non si vota solo per le europee, ma anche per le comunali in tantissime città. Meglio evitare, quindi, di perdere consensi anche a livello locale. 

Il passo indietro viene suggerito dalla protesta dei sindaci, che è arrivata anche dai primi cittadini del centrodestra. Il passo indietro prima delle elezioni è stato quindi inevitabile, per evitare di mettere i cittadini di fronte a un annunciato taglio di servizi scolastici e sociosanitari, tanto per fare qualche esempio concreto. 

Tagli ai comuni rinviati, ma solo per poco

La sospensione dei tagli è solo momentanea, perché il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, non ha intenzione di tornare indietro rispetto allo schema di decreto che prevede la sforbiciata di 250 milioni l’anno fino al 2028 agli enti locali. Metà viene dalla spesa corrente e l’altra metà è in proporzione ai fondi Pnrr incassati dalle singole amministrazioni. 

La pausa elettorale è stata voluta soprattutto dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, co-autore del decreto. C’è un altro motivo per cui si è deciso di sospendere i tagli: la ripartizione, infatti, deve avvenire “previa intesa in sede di Conferenza Stato-Città e autonomie locali”. Il che vuol dire nuovi scontri pubblici con i comuni e altri voti a rischio. 

Va detto che il governo potrebbe anche adottare il decreto senza intesa, se entro venti giorni non si trova l’accordo, sulla base di quanto previsto dalla manovra. Ma a livello elettorale il peso dello scontro pubblico si farebbe sentire. Meglio, quindi rinviare. Tanto se ne parlerà di nuovo subito dopo le elezioni, ma per il momento – nonostante qualche apertura del ministro con delega al Pnrr, Raffaele Fitto – i tagli rimangono.