Taiwan ha deciso di rafforzare il controllo sulle esportazioni tecnologiche strategiche, puntando direttamente su due colossi cinesi: Huawei e Semiconductor Manufacturing International Corp (Smic). Il provvedimento, annunciato nel weekend dall’Amministrazione per il commercio internazionale del Ministero degli Affari economici, rappresenta un nuovo capitolo nella guerra tecnologica tra Taipei e Pechino e potrebbe avere conseguenze significative per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale in Cina.
La nuova lista di esportazioni soggette a restrizioni include esplicitamente tecnologie e prodotti legati alla produzione di semiconduttori e alla costruzione di impianti industriali per i chip. D’ora in avanti, tutte le aziende taiwanesi che vorranno avviare rapporti commerciali con Huawei, Smic o le loro controllate estere, dovranno ottenere una specifica autorizzazione dal governo centrale di Taipei.
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Le misure puntano a contrastare il trasferimento illegale di tecnologie sensibili e la fuga di talenti altamente qualificati, fenomeni che, secondo fonti locali, si stanno intensificando proprio nei settori più avanzati dell’industria dei chip.
Huawei, gigante cinese delle telecomunicazioni, è considerata l’architrave del programma di Pechino per il potenziamento delle tecnologie AI, mentre Smic rappresenta il principale produttore cinese di semiconduttori. Il blocco imposto da Taiwan rischia di frenare gli sforzi cinesi di rendersi autonomi nella progettazione e produzione di chip, ostacolando la crescita di impianti tecnologici avanzati.
Il ruolo strategico di TSMC
In questo scenario, il ruolo della taiwanese TSMC (Taiwan Semiconductor Manufacturing Company) è centrale. L’azienda è il più grande produttore a contratto di microchip al mondo e detiene il controllo su una parte cruciale della catena globale del valore nei semiconduttori, in particolare per quanto riguarda le tecnologie a 5 e 3 nanometri, essenziali per l’intelligenza artificiale e il machine learning.
La Cina, già colpita dalle sanzioni statunitensi, si trova ora di fronte a un ulteriore ostacolo: senza accesso diretto a TSMC, dovrà affidarsi a fornitori terzi, spesso meno avanzati, con un inevitabile rallentamento nello sviluppo di tecnologie AI su larga scala.
La pressione internazionale e l’ombra americana
La stretta decisa da Taiwan arriva anche in risposta alle crescenti pressioni da parte degli Stati Uniti, che da anni sollecitano i propri alleati a limitare il trasferimento di tecnologie critiche verso la Cina. In particolare, Washington ha più volte espresso preoccupazione per la costruzione in Cina di cosiddetti “impianti di chip segreti”, finalizzati a eludere i controlli sulle esportazioni.
Il nuovo elenco taiwanese si muove in questa direzione, cercando di bloccare sul nascere ogni tentativo cinese di bypassare i divieti internazionali, sfruttando vie parallele o partnership ambigue.