Terremoto sul referendum. Castagnetti propone lo slittamento del voto, al Pd l’ipotesi non dispiace. Ma Renzi dice no

Rinviare il referendum del 4 dicembre per il terremoto. Evitando lacerazioni al Paese. Uno dei fondatori dell'Ulivo Pierluigi Castagnetti lancia l'idea.

Rinviare il referendum del 4 dicembre per l’emergenza terremoto. Evitando lacerazioni politiche al Paese. E consentendo un clima unitario per aiutare le popolazioni stremate dal dramma del terremoto. Al momento è solo un’idea. Lanciata dall’ex segretario del Ppi, Pierluigi Castagnetti, indicato come un papabile presidente della Repubblica prima dell’elezione di Sergio Mattarella. Ma in serata il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha cercato di archiviare la discussione: “Si vota il 4 dicembre, il resto sono boutade giornalistiche”.

“Non è l’emozione a ispirare la mia proposta di rinviare il referendum”, ha evidenziato subito Castagnetti. Ma uno dei padri fondatori dell’Ulivo ha spiegato: “Ci sono tre regioni coinvolte. Decine di migliaia di sfollati. Non riesco a immaginare in quali luoghi si possa votare all’interno delle zone terremotate e con quali scrutatori”. E ancora:  “Le anagrafi comunali sono operative? Non credo esistano le condizioni per andare alle urne in quei luoghi”, ha aggiunto Castagnetti, che aveva già anticipato la sua idea in questo tweet:

Tuttavia, per sgomberare il campo da possibili equivoci, l’ex parlamentare ha precisato: “Non ne ho parlato con nessuno, è una mia idea”. Insomma non sarebbe lui il messaggero di qualche altro leader, per esempio il capo dello Stato. Ma la proposta è subito piaciuta del deputato di Civici e Innovatori, Gianfranco Librandi, che ha individuato anche una ragione economica nell’eventuale slittamento: “Con un impegno condiviso da tutti i partiti presenti in parlamento, sarebbe opportuno rinviare il referendum del 4 dicembre alla primavera del 2017, magari abbinandolo con il turno delle elezioni amministrative. In questo modo si potrebbero destinare alla ricostruzione i circa 300 milioni di euro necessari all’organizzazione del referendum, oltre a svelenire il clima politico e a far sì che l’attenzione di tutti sia focalizzata sul post-terremoto”.

Parere positivo anche dal presidente della commissione Lavoro al Senato, Maurizio Sacconi: “Potrebbe essere utileuna decisione straordinaria come il rinvio del voto referendario non solo per i problemi conseguenti alle migliaia di sfollati ma anche per l’esigenza di evitare in questa fase un ulteriore motivo di lacerazione quale si produrrebbe addirittura sulla Carta fondamentale. Si potrebbe così sostituire subito la campagna elettorale con una stagione di responsabilità repubblicana”. Una cauta apertura è arrivata anche nel Pd: “Non può essere considerata una posizione strumentale. Certo, bisogna vedere se esistono le condizioni normative”, ha dichiarato il senatore del Pd, Federico Fornaro. Ma uno stop netto è giunto da Forza Italia: per il capogruppo al Senato, Paolo Romani, è necessario rispettare la scadenza del 4 dicembre.