Thailandia, il commercio dell’orrore della carne di cane. Un traffico che coinvolge gli animali adulti quanto i piccoli cuccioli – GUARDA IL VIDEO – Attenzione immagini forti

CLICCA QUI PER GUARDARE IL VIDEO DELL’ORRORE

Ogni anno decine di migliaia di cani vengono ammassati in gabbie troppo piccole  per contenerli e trasportati in condizioni terribili dalla Thailandia al Vietnam nel nome del commercio della loro carne.  Creature disidratate, affamate, stressate, costrette a viaggiare in condizioni di aberrante sovrappopolamento per andare a morire in un macello: per loro è la petizione aperta su firmiamo.it, una raccolta firme importante che si appella ai leader politici, agli enti, alle associazioni e ai singoli cittadini (http://goo.gl/TswcVa).

Cani adulti, piccoli cuccioli: nessuno è escluso dalla mercificazione della vita in nome del profitto, soprattutto i cani da compagnia che, essendo più mansueti, sono più facili di catturare. La morte nel macello è solo l’ultimo tassello di un viaggio terribile: ammassati nei camion per giorni e giorni, molti animali muoiono prima di giungere a destinazione per soffocamento, per compressione o per i morsi che, sotto forte stress, arrivano a darsi l’uno l’altro.

Quelli che sopravvivono invece, aspettano rinchiusi in ambienti piccolissimi quella che sarà la loro morte nelle camere di tortura. Qui, con un meccanismo simile a quello della catena di montaggio, vengono sistematicamente picchiati, scuoiati o bolliti vivi, a volte decapitati. Queste torture non sono inflitte a caso, ma sono dettate da una barbara credenza popolare secondo la quale lo stress e la paura rilasciano nel corpo dell’adrenalina che va ad ammorbidire la carne rendendola più tenera al palato. Insomma: un animale che muore sotto atroci torture è più buono da mangiare.

La carne di cane viene quindi messa in vendita tra il Vietnam e la Cina, Paesi dove averla nei menù è da sempre un fatto culturale; la loro pelle invece, può essere utilizzata per inserti in pelliccia da poco prezzo che molti occidentali indossano senza alcuna consapevolezza sulla provenienza.

LA PETIZIONE – La petizione aperta su Firmiamo.it chiede che non si faccia finta che questa tragica situazione non esista e chiama a raccolta leader politici, enti, associazioni e singoli cittadini affinché tutti facciano la loro parte per cambiare questa grave situazione,  rompendo il silenzio che l’avvolge. Per dare il proprio contributo alla causa, basta andare al link http://goo.gl/TswcVa  e cliccare su “firma”.