Tim e Open Fiber più vicine. Non solo sul destino della rete. Passa il piano industriale dell’ex monopolista. Mani libere per integrare anche le società

Nel piano dell'Ad di Tim Gubitosi una strategia di lungo respiro e in forte discontinuità con il passato

Tim prevede già nel piano strategico 2019-2021 (approvato ieri con solo due astenuti) di ridurre quest’anno i ricavi. Mentre i lavori del Cda andavano avanti a oltranza per definire i conti dell’ultimo bilancio, la società ha reso noto le linee guida del progetto presentato dall’Ad Luigi Gubitosi, con dentro una strategia di lungo respiro e in forte discontinuità con il passato. Mani libere dunque sul destino della rete e su tutte le possibili opzioni in grado di creare nuovo valore per l’azienda.

Giochi, dunque, aperti più che mai con Open fiber, la società controllata da Enel e Cdp, quest’ultima salita già sopra il 5% del capitale di Tim e potenzialmente disposta a salire fino al 10%. Un rafforzamento che potrebbe significare un equivalente richiesta di spazio in Consiglio, dove il clima resta rovente tra i due principali soci, i francesi di Vivendi (23%) messi all’angolo e il Fondo Elliott (9%) ma con la maggioranza dei consiglieri ottenuta in Assemblea. Tra le opzioni emerse proprio ieri c’è l’avvio di una partnership con Vodafone Italia, aggregando le torri di trasmissione e condividendo l’infrastruttura attiva al fine di arrivare a uno sviluppo congiunto della rete 5G. In una nota congiunta delle due società è stato spiegato che gli operatori intendono valutare la condivisione degli apparati attivi anche delle rispettive reti 4G esistenti, per supportare la condivisione attiva della rete 5G.

In merito alle torri i due gruppi vogliono estendere l’attuale accordo di condivisione, passando dagli attuali 10mila siti (circa il 45% del totale delle torri delle due società) a una copertura su base nazionale. L’integrazione delle torri, comporterebbe un’operazione che coiunvolge Inwit la società controllatra da Tim che detiene le torri del gruppo telefonico. La potenziale aggregazione sarebbe strutturata in modo tale da attribuire a Vodafone e Tim la stessa quota nel capitale e pari diritti di governance, senza lanciare un’Opa su Inwit. Vodafone e Tim si prefiggono di perfezionare uno o più di tali progetti nel corso del 2019.

Tornando al piano industriale e alla possibile combinazione delle reti fisse, il Cda ha reso nota la firma di un accordo di riservatezza con Open Fiber e la nomina degli advisor finanziari. Questo significa che tra le opzioni resta certamente rilevante anche una completa combinazione societaria. Una decisione quasi impensabile solo qualche anno fa, ma che adesso delinea scenari dai contorni suggestivi per il futuro dell’ex monopolista.