Toghe sporche e sentenze pilotate. Il caso di Ezio Bigotti, imprenditore mister miliardo

Il caso di Ezio Bigotti, imprenditore mister miliardo

di Stefano Sansonetti

Dalla piccola Pinerolo al gigantesco mondo degli appalti di Stato gestiti dalla Consip. Un mondo che, almeno a stare agli ultimi sei anni, gli ha fruttato lotti del valore di circa un miliardo di euro. Le inchieste delle procure di Roma e Messina, secondo le quali negli ultimi anni ci sarebbe stato un gruppetto di giudici e avvocati intenti a pilotare sentenze e a depistare indagini, gettano la luce su personaggi in genere abituati a stare dietro le quinte. Tra questi c’è l’imprenditore Ezio Bigotti, nato appunto a Pinerolo (To) e finito ai domiciliari con l’accusa di frode fiscale e bancarotta fraudolenta. Tra l’altro, secondo la procura di Roma, il suo gruppo imprenditoriale, che si chiama Sti ed è attivo soprattutto nei servizi agli immobili, sarebbe stato favorito dalle sentenze di uno degli indagati eccellenti dell’inchiesta, l’ex giudice del Consiglio di Stato Riccardo Virgilio. Di sicuro per tanti anni Bigotti ha tratto dalla Consip gioie considerevoli. La Notizia ha ricostruito tutte le principali commesse assegnate al gruppo Sti, in particolare alla controllata Exitone, dal 2012 a oggi.

LA SEQUENZA. Tra le più ricche c’è quella per il “servizio luce” a beneficio della Pubblica amministrazione. Qui, tra il settembre 2014 e il novembre 2015, Exitone si è aggiudicata due lotti da 193 e 187 milioni di euro in raggruppamento con Citelum, Cogei, Ceie Power, Atlantico e Siram. Molto cospicua anche la commessa Consip per i servizi di pulizia degli immobili degli istituti scolastici e dei centri di formazione della Pa. In questo caso, nel settembre 2013, Exitone ha incamerato tre lotti da 110, 192 e 112 milioni di euro in compagnie di Cns (il consorzio delle coop rosse) e della società Kuadra. Nel carnet non poteva mancare l’ormai famoso facility management (gestione a 360 gradi dei patrimoni immobiliari). Nel lontano 2012 Exitone si è aggiudicata uno dei 12 lotti per un totale di 52 milioni di euro (in compagnia di Siram, Cns e Combustibili Nuova Prenestina). Quell’edizione, in particolare,  è stata stravinta da Romeo Gestioni e da tutta una serie di coop rosse. Per questo era sin troppo prevedibile che Romeo stesso e il gruppo di Bigotti si ritrovassero anni dopo con l’ambizione di incassare la nuova maxi edizione dell’appalto per il facility management, 18 lotti per un totale di 2,7 miliardi. Ma si tratta proprio della commessa su cui prima la procura di Napoli, e poi quella di Roma, sono intervenute mettendo a soqquadro mezzo giglio magico. A farne le spese lo stesso Bigotti, coinvolto pure in quella inchiesta.

GLI ALTRI COLPI. Come dicevamo, però, sono anche altri gli appalti Consip aggiudicati a Exitone. Nel 2015, volendo riannodare il filo, la società di Bigotti si è aggiudicata tre lotti, di 17, 18 e 15 milioni, della gara per la gestione integrata della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro presso le pubbliche amministrazioni (in compagnia dello Studio Alfa). Infine, sempre a stare allo storico Consip, nel settembre del 2015 Exitone (con Almaviva e Dedalus) ha messo in cascina anche la gara per i servizi di sviluppo, manutenzione e gestione del sistema informativo dell’Aifa, l’Agenzia del farmaco. In questo caso si è registrato il bottino più “magro”, 6,8 milioni di euro. Ma se si sommano i valori dei lotti Consip incassati dalla società di Bigotti, dal 2012 a oggi, si arriva a sfiorare il miliardo di euro. Gare legittimamente incassate, quindi al netto delle mire su altri lotti attualmente all’attenzione delle inchieste, ma che dimostrano quanto Bigotti abbia sempre puntato molto sulle commesse della Centrale acquisti del Tesoro. Un mondo che però, adesso, sta diventando un po’ amaro per l’imprenditore di Pinerolo.