Toni forti ma contenuti deboli, Ursula scontenta quasi tutti

Dopo l’appello all’unità della sua maggioranza da parte di Ursula, Socialisti e Popolari se le danno di santa ragione

Toni forti ma contenuti deboli, Ursula scontenta quasi tutti

Non cambia registro Ursula von der Leyen. Nel suo discorso sullo Stato dell’Unione la presidente della Commissione europea scarseggia di contenuti ma carica i toni sull’urgenza che avrebbe l’Europa, a suo dire, a doversi difendere.

Per Ursula l’Europa è in lotta

“L’Europa è in lotta”, esordisce. “Ho perso il conto – spiega – del numero di volte in cui mi è stato detto che l’Europa non poteva fare questo o quello. Durante la pandemia. Sul piano di ripresa. In difesa. Sul sostegno all’Ucraina. Sulla sicurezza energetica. L’elenco potrebbe continuare. Ogni volta l’Europa è rimasta unita e ce l’ha fatta. E noi dobbiamo fare lo stesso ora. Quindi, onorevoli deputati, la questione centrale per noi oggi è semplice. L’Europa ha lo stomaco per questa lotta? Abbiamo l’unità e il senso di urgenza?”, è stato l’invito della presidente della Commissione.

Che non rinuncia, dopo aver dato la sua benedizione a un piano di riarmo da 800 miliardi di euro, a promettere nuovi investimenti nelle spese per la Difesa. “L’Europa difenderà ogni centimetro del suo territorio. In tutti i Paesi che ho visitato ho sentito lo stesso messaggio: non c’è tempo da perdere. Al prossimo Consiglio europeo presenteremo quindi una tabella di marcia chiara. Per avviare nuovi progetti comuni di Difesa. Per fissare obiettivi chiari per il 2030. E per creare un semestre europeo della Difesa. Il 2030 è domani. L’Europa deve quindi prepararsi oggi”, sentenzia.

Poco coraggio su Israele e Gaza

Su Israele è ancora una volta poco coraggiosa nel proporre una sospensione soltanto parziale dell’accordo con Tel Aviv. “Ciò che sta accadendo a Gaza è inaccettabile. Ma la situazione è bloccata senza una maggioranza. Dobbiamo superare questa situazione. Non possiamo permetterci di rimanere paralizzati. Per questo proporremo di sospende il nostro sostegno bilaterale a Israele, di interrompere tutti i pagamenti in questi settori, senza compromettere il nostro lavoro con la società civile israeliana o con Yad Vashem. Proporremo sanzioni contro i ministri estremisti e contro i coloni violenti. Proporremo anche una sospensione parziale dell’Accordo di Associazione sulle questioni commerciali”, annuncia.

Solito sostegno a Kiev

Von der Leyen conferma il suo sostegno all’Ucraina con l’annuncio che l’Europa anticiperà 6 miliardi di euro dal prestito G7 per un’alleanza sui droni con Kiev. E se l’Aula che l’ascolta è scontenta dell’accordo firmato in Scozia sui dazi con il presidente americano, von der Leyen difende quello stesso accordo. “I dazi doganali sono tasse. Ma l’accordo – sostiene – garantisce una stabilità fondamentale nelle nostre relazioni con gli Usa in un momento di grave insicurezza globale”.

Il suo discorso non convince (quasi) nessuno

Ursula prova a placare l’ira dei socialisti, promettendo che sul Green deal non si torna indietro e che il futuro dell’auto è elettrico, e tende la mano alla sinistra, promettendo un piano per contribuire a sradicare la povertà entro il 2050. Ma non riesce a convincere nessuno.

Rissa tra Socialisti e Popolari

Appena pochi secondi dopo il suo appello all’unità, uno scontro in Aula tra Popolari e Socialisti mette a dura prova la tenuta della maggioranza Ue. Prendendo la parola dopo von der Leyen, il capogruppo del Ppe, Manfred Weber, ha criticato duramente i Socialisti, accusandoli di “mancanza di responsabilità” sull’intesa Usa-Ue e sul patto commerciale con il Mercosur. Weber ha indicato il gruppo socialista come “il vero colpevole della crisi della maggioranza europeista” e ha sottolineato le divisioni interne alla famiglia dei democratici.

Furente la replica di Iratxe Garcia Pérez, capogruppo dei Socialisti. Rivolgendosi alla presidente della Commissione, la spagnola ha detto: “Mi spiace ma devo dirle che oggi è risultato chiaro chi è il suo nemico principale, è il leader del Ppe, Manfred Weber. Si è sforzata di presentare un programma comune, ma ora sa chi il responsabile del fatto che la maggioranza non funziona”. E lo scontro fa saltare il testo comune della maggioranza Ue sulla risoluzione su Gaza, su cui si vota oggi. Un capolavoro.