Tra Russia e Ucraina c’è puzza di gas

di Leonardo Rafanelli

Alla fine l’ultimatum è scaduto, e gli sforzi non sono bastati. Il negoziato per risolvere le controversie tra Russia e Ucraina sugli approvvigionamenti di gas si è concluso con un nulla di fatto. Sul prezzo da pagare non si è trovato nessun accordo, con Mosca che continuava a offrire uno sconto e Kiev che lo rifiutava additandolo come una “manipolazione politica”. E a nulla è servita la mediazione dell’Unione Europea: il Commissario all’energia Guenther Oettinger aveva infatti proposto un compromesso, che però la Russia non ha voluto accettare. L’esito ha visto allora Kiev non pagare nemmeno una parte degli 1,95 miliardi di dollari di debito richiesti a fronte dei 4 complessivi, e Gazprom ha deciso in risposta di ridurre a zero le forniture di gas agli ucraini a partire dalle 8 di ieri mattina.
La questione, inoltre, è stata trascinata davanti alla Corte di Stoccolma, con la Russai che ha deciso di ricorrere all’arbitrato per il mancato pagamento delle forniture di gas. Una mossa a cui è seguita una reazione uguale e contraria da parte dell’Ucraina, stavolta affinché sia stabilito “un prezzo equo” per le forniture. Kiev punta inoltre a recuperare quello che considera “il pagamento eccessivo” dal 2010, per un totale di 4,4 miliardi di euro.

Gas a rischio anche in Ue
L’annuncio dell’interruzione è stato dato dal ministro dell’Energia di Kiev, Iuri Prodan, che ha comunque assicurato che il flusso di metano verso l’Europa proseguirà. Le sue parole, però, non sono bastate a rassicurare il vecchio continente, che adesso teme per i suoi approvvigionamenti, visto che dall’Ucraina passa il 15% del gas destinato ad esso. Pesano sugli scenari futuri gli avvertimenti di “possibili interruzioni” annunciate da Gazprom alla Commissione Europea, e anche le conseguenze delle precedenti “guerre del gas” tra Mosca e Kiev, risalenti al 2006 e al 2009. Gazprom, per parte sua, ha ricordato che la società del gas ucraina Naftogaz “è obbligata a garantire il transito” verso l’Europa, in virtù dei contratti in vigore nei volumi specificati. Le interruzioni, spiega il colosso energetico russo, si poterebbero verificare soltanto “nel caso in cui Naftogaz prelevasse il gas destinato al transito”. E dal canto suo, la compagnia del gas ucraina ha chiesto alla Commissione europea un apporto consistente di gas proveniente dall’inversione del flusso delle forniture dalla Slovacchia. Il primo ministro Arsenyi Yatsenyuk ha affermato che un accordo in tal senso è stato firmato e che una delegazione del governo andrà a chiedere forniture rafforzate.

Trattative in salita
Oettinger ha annunciato che la Commissione europea “resta pronta a continuare ad agire come mediatore per trovare un compromesso” sul gas, anche se “al momento non ci sono nuove date fissate” per negoziare. Il portavoce di Gazprom, Sergei Kupriyanov, si è però limitato a ribadire l’ultimatum: “Ci aspettiamo il pagamento del debito – ha detto – altrimenti saremo costretti a farci pagare il gas in anticipo, come abbiamo già annunciato in passato”. E ha aggiunto: “Non abbiamo trovato un accordo ed è improbabile che ci incontreremo di nuovo: noi siamo già sull’aereo”. Vale a dire, sulla via del ritorno per Mosca.

Luci e ombre sul futuro
La questione più grave, che pesa sulle prospettive di dialogo futuro tra Mosca e Kiev, è legata soprattutto alle tensioni politiche e agli scontri armati tra forze governative ucraine e e separatisti filorussi, in corso nella zona orientale del Paese. Tra le ultime azioni dei ribelli dell’autoproclamata repubblica popolare di Donestk, figura l’occupazione della sede della banca. I miliziani fanno sapere che l’obiettivo è impedire che i soldi e i proventi delle tasse nella zona del Donbass, che coincide più o meno con le regioni di Donetsk e Lugansk, finiscano nelle tasse del nuovo potere insediatosi a Kiev.
Il presidente ucraino Petro Poroshenko, comunque, ha annunciato l’intenzione di di proporre un piano di pace che prevede il cessate il fuoco.

Alla fine l’ultimatum è scaduto, e gli sforzi non sono bastati. Il negoziato per risolvere le controversie tra Russia e Ucraina sugli approvvigionamenti di gas si è concluso con un nulla di fatto. Sul prezzo da pagare non si è trovato nessun accordo, con Mosca che continuava a offrire uno sconto e Kiev che lo rifiutava additandolo come una “manipolazione politica”. E a nulla è servita la mediazione dell’Unione Europea: il Commissario all’energia Guenther Oettinger aveva infatti proposto un compromesso, che però la Russia non ha voluto accettare. L’esito ha visto allora Kiev non pagare nemmeno una parte degli 1,95 miliardi di dollari di debito richiesti a fronte dei 4 complessivi, e Gazprom ha deciso in risposta di ridurre a zero le forniture di gas agli ucraini a partire dalle 8 di ieri mattina.La questione, inoltre, è stata trascinata davanti alla Corte di Stoccolma, con la Russai che ha deciso di ricorrere all’arbitrato per il mancato pagamento delle forniture di gas. Una mossa a cui è seguita una reazione uguale e contraria da parte dell’Ucraina, stavolta affinché sia stabilito “un prezzo equo” per le forniture. Kiev punta inoltre a recuperare quello che considera “il pagamento eccessivo” dal 2010, per un totale di 4,4 miliardi di euro.
Gas a rischio anche in UeL’annuncio dell’interruzione è stato dato dal ministro dell’Energia di Kiev, Iuri Prodan, che ha comunque assicurato che il flusso di metano verso l’Europa proseguirà. Le sue parole, però, non sono bastate a rassicurare il vecchio continente, che adesso teme per i suoi approvvigionamenti, visto che dall’Ucraina passa il 15% del gas destinato ad esso. Pesano  sugli scenari futuri gli avvertimenti di “possibili interruzioni” annunciate da Gazprom alla Commissione Europea, e anche le conseguenze delle precedenti “guerre del gas” tra Mosca e Kiev, risalenti al 2006 e al 2009. Gazprom, per parte sua, ha ricordato che la società del gas ucraina Naftogaz “è obbligata a garantire il transito” verso l’Europa, in virtù dei contratti in vigore nei volumi specificati. Le interruzioni, spiega il colosso energetico russo, si poterebbero verificare soltanto “nel caso in cui Naftogaz prelevasse il gas destinato al transito”. E dal canto suo, la compagnia del gas ucraina ha chiesto alla Commissione europea un apporto consistente di gas proveniente dall’inversione del flusso delle forniture dalla Slovacchia. Il primo ministro Arsenyi Yatsenyuk ha affermato che un accordo in tal senso è stato firmato e che una delegazione del governo andrà a chiedere forniture rafforzate.
Trattative in salitaOettinger ha annunciato che la Commissione europea “resta pronta a continuare ad agire come mediatore per trovare un compromesso” sul gas, anche se “al momento non ci sono nuove date fissate” per negoziare. Il portavoce di Gazprom, Sergei Kupriyanov, si è però limitato a ribadire l’ultimatum: “Ci aspettiamo il pagamento del debito – ha detto – altrimenti saremo costretti a farci pagare il gas in anticipo, come abbiamo già annunciato in passato”. E ha aggiunto: “Non abbiamo trovato un accordo ed è improbabile che ci incontreremo di nuovo: noi siamo già sull’aereo”. Vale a dire, sulla via del ritorno per Mosca.
Luci e ombre sul futuroLa questione più grave, che pesa sulle prospettive di dialogo futuro tra Mosca e Kiev, è legata soprattutto alle tensioni politiche e agli scontri armati tra forze governative ucraine e e separatisti filorussi, in corso nella zona orientale del Paese. Tra le ultime azioni dei ribelli dell’autoproclamata repubblica popolare di Donestk, figura l’occupazione della sede della banca. I miliziani fanno sapere che l’obiettivo è impedire che i soldi e i proventi delle tasse nella zona del Donbass, che coincide più o meno con le regioni di Donetsk e Lugansk, finiscano nelle tasse del nuovo potere insediatosi a Kiev.Il presidente ucraino Petro Poroshenko, comunque, ha annunciato l’intenzione di di proporre un piano di pace che prevede il cessate il fuoco.