Tre addii in dieci giorni. Non si trova un commissario per la sanità calabrese. Per il procuratore Gratteri il fondatore di Emergency non è la soluzione. Il Sud non è l’Africa e la piaga sono i clan

Se la situazione non fosse tragica, se il Covid non continuasse a seminare lutti e gli ospedali non fossero ridotti allo stremo, sarebbe tutta da ridere. Con quelle dell’ex rettore dell’Università “La Sapienza”, Eugenio Gaudio, in dieci giorni le dimissioni da commissario della sanità in Calabria sono tre e trovare un professionista a cui affidare un ruolo così delicato, in una regione dove ben due Azienda sanitarie sono finite commissariate per mafia e che con la seconda ondata del virus è finita subito in zona rossa, sembra diventato un rebus. Come se non bastasse c’è una sorta di giallo attorno a Gino Strada, fondatore di Emergency, a cui il Governo ha chiesto la disponibilità per affrontare un simile compito e che poi non è chiaro cosa l’esecutivo voglia fare con lui.

Un nome sgradito sia al governatore leghista facente funzioni Nino Spirlì che al procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri (nella foto). “Strada? Non va bene per la Calabria. So le cose straordinarie che ha fatto in Africa, ma il problema in Calabria non sono gli ospedali da campo, ma le ruberie e l’acquisto dei materiali medici”, ha affermato il magistrato ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo, su La7. “C’è bisogno di un manager, non di un medico. E non c’è bisogno nemmeno di ospedali da campo come se fossimo in Afghanistan: in Calabria – ha sostenuto Gratteri – ci sono 18 ospedali chiusi, meglio riaprire quelli. Come commissario, andrebbe bene un calabrese emigrato per fame, che ha fatto i concorsi al nord perché non ha voluto fare i concorsi deviati dalle mafie al sud, un professore universitario. Avrei un nome ma non lo dico”.

IL PUNTO. Gaudio, finito subito al centro delle polemiche, partendo da un’inchiesta avviata lo scorso anno dalla Procura di Catania in cui è indagato, insieme ad altre 65 persone, per concorso in turbativa, ha deciso di rinunciare all’incarico di commissario straordinario alla sanità calabrese. E prima di lui avevano mollato, dopo un’imbarazzante intervista, il generale Saverio Cotticelli, e dopo un video negazionista Giuseppe Zuccatelli. Gaudio ha parlato di “motivi personali e familiari”. L’ex rettore ha quindi aggiunto che la moglie non ha intenzione di trasferirsi a Catanzaro e che, visto che un lavoro del genere va affrontato con il massimo impegno, non ha intenzione di “aprire una crisi familiare”.

Resta intanto nel limbo il destino di Gino Strada, sostenuto soprattutto dal pentastellato e presidente della commissione parlamentare antimafia Nicola Morra. Il fondatore di Emergency, dal canto suo, dopo aver dichiarato pubblicamente di non avere alcuna intenzione di partecipare a “tandem”, ha assicurato con un post pubblicato sul suo profilo Facebook che non ha ricevuto nessuna proposta formale e che comunicherà personalmente le sue decisioni attraverso i canali ufficiali “se ci sarà qualcosa di reale e concreto da comunicare”. “Mi sembra che la situazione sia già abbastanza difficile per i cittadini calabresi, senza che diventi anche grottesca”, ha anche detto il medico. “Gino Strada ed Emergency sono stati trascinati in maniera poco opportuna in questo dibattito.

C’è un colloquio, un confronto continuo, speriamo possano darci una mano”, ha dichiarato il ministro per gli affari regionali Francesco Boccia. Il ministro della giustizia Alfonso Bonafede, a nome del gruppo M5S, non intende però perdere altro tempo e chiede di “procedere senza ulteriori passi falsi, iniziando innanzitutto dal definire i compiti di chi, come Gino Strada, ha manifestato la propria disponibilità a dare una mano con passione e competenza”. Una situazione complessa in cui cerca di insinuarsi Matteo Salvini. “Via Cotticelli, via Zuccatelli, ora via Gaudio. Attendiamo se ne vada Speranza”, ha tuonato il leader del Carrocico, proponendo a Conte come commissario Pellegrino Mancini, responsabile regionale per i trapianti e con un master in economia sanitaria. “Non andiamo a cercare nell’altra parte del mondo quello che abbiamo in casa”, ha specificato. Ma l’unica certezza al momento sono soltanto i contagi e i decessi che in Calabria, un territorio che non aveva avuto particolari problemi all’inizio della pandemia, continuano ad aumentare.