Fondi tagliati con l’accetta. Così muore il trasporto locale. Negli ultimi anni sottratti 10 miliardi di investimenti e la manutenzione si fa solo sulla carta

Negli ultimi anni sottratti 10 miliardi di investimenti al trasporto locale. In queste condizioni la manutenzione della rete si fa solo sulla carta

La linea Milano-Codogno-Cremona-Mantova è una delle peggiori della Lombardia”. A leggere oggi quanto scritto nell’ultimo rapporto realizzato da Legambiente sul trasporto ferroviario regionale, si resta senza parole. “Il problema principale – si leggeva ancora nel dossier – è che si tratta di 151 km, di cui 60 a doppio binario e 91 a semplice binario”. Una situazione paradossale considerando il traffico di circa 10mila pendolari giornalieri. Eppure se “da Mantova per Milano i tempi di percorrenza sono di 2 ore e 10 minuti […] da Cremona i tempi sono di un’ora e 10 minuti, come 40 anni fa”. Basti questo per capire che quanto accaduto ieri non è solo un episodio sporadico. D’altronde era solo luglio 2017 quando a Seggiano di Pioltello un altro treno, direzione Milano-Bergamo, è deragliato con 250 passeggeri a bordo. Nessun morto e nessun ferito. Poco se n’è parlato solo perché, si scusi il cinismo, non c’è scappato il morto. Questione di fatalità. Basti riprendere l’ultimo report dell’Agenzia Nazionale per la Sicurezza Ferroviaria (2016) per rendersi conto di come non si possa parlare di semplice avversità. Dal 2007 al 2016 in Italia si sono verificati 1.084 incidenti sulle reti ferroviarie per un totale di 1.104 vittime.

Controlli inesistenti – Ma c’è di più. Bisogna continuare a leggere il rapporto dell’Ansf per notare, ad esempio, come nell’ultimo anno si siano verificati due incidenti significativi e in entrambi i casi “sono state rilevate problematiche legate alla manutenzione dell’infrastruttura”. Anche in questo caso episodi sporadici? Purtroppo no. Andando avanti nel report, infatti, si legge che addirittura “manca una chiara definizione e attuazione del concetto di manutenzione sicura”. Non solo. Manca anche “una chiara definizione del contributo fornito da parte della diagnostica al funzionamento sicuro”. E anche quando ci sono risultati di tale processo “non sono individuate le modalità con le quali vengono utilizzati”. Insomma, il caos totale. Cui si aggiunge, per chiudere in bellezza, che anche “gli esiti e le azioni conseguenti la gestione delle visite alle opere d’arte non risultano adeguatamente gestiti e tracciati”. E facciamo conto vengano apportate modifiche dopo i dovuti controlli? “Non sempre la gestione delle modifiche di impianti e di sottosistemi di terra – si legge ancora nel report – è risultata conforme alla normativa vigente”. Insomma, un disastro, aggravata dal fatto che si riscontra una “mancata analisi delle cause delle non conformità rilevate, anche al fine dell’adozione delle azioni conseguenti”.

Due pesi, due misure – Ma la mancanza di controlli e manutenzione fa il paio con i tagli, fortissimi, sulle linee regionali. È ancora l’ultimo rapporto di Legambiente a venirci in soccorso. In Calabria, ad esempio, i servizi sul trasporto ferroviario regionale sono stati tagliati del 26,4% rispetto al 2010 con un aumento dei costi che tocca il 20%. Va meglio in Lombardia? Niente affatto: i servizi sono rimasti gli stessi rispetto al 2010 ma, a causa dei tagli governativi sulle reti regionali, i costi  sono aumentati addirittura del 30,3%. Un’enormità. Inevitabile, però, se, come sottolinea ancora Legambiente, i finanziamenti statali sono diminuiti per il trasporto ferroviario del 19,1% nel giro degli ultimi sette anni (2009-2016). Ma il quadro, per essere chiuso, ha bisogno dell’ultimo tassello, costituito dall’alta velocità. Negli ultimi anni, a fronte di un progressivo taglio sulle reti regionali, è stata potenziata soltanto l’Alta Velocità. Già nel 2011, come osservava ieri Lettera43, il Governo tagliava 2 miliardi di euro ai fondi per il servizio ferroviario locale. E negli anni il trend non è cambiato affatto. Un dato su tutti: tra il 2001 e il 2010 lo Stato ha versato a Ferrovie dello Stato 86 miliardi di euro, una cifra monstre, servita però soprattutto e sempre all’Alta Velocità. Si calcola, non a caso, che tra il 2011 e il 2017 il taglio per le ferrovie regionali sia stato di almeno 10 miliardi di euro, come denunciato in più casi dalle associazioni di categoria, Legambiente in primis. Numeri di cui tener conto. Perché i pendolari, già da oggi, torneranno a viaggiare e a ripopolare i treni regionali.

Tw: @CarmineGazzanni