Troppi Schettino al timone del Paese

di Gaetano Pedullà

Affascinante guardare attimo dopo attimo la sfida dell’uomo all’impossibile. Ingegneri e barchini che girano come mosche attorno a un gigante d’acciaio inchiodato in mezzo al mare. Il genio creativo di un Paese, la tecnica, persino l’onore, appesi a quei cavi che insieme alla Costa Concordia ci devono risollevare dagli abissi in cui non ci ha scaraventato solo Schettino. Parlamentari, amministratori, banchieri e monsignori non hanno affondato una nave, ma una nazione intera. Ieri l’ultima sorpresa: l’ex governatrice dell’Umbria, Maria Rita Lorenzetti, considerata una fedelissima di D’Alema, è finita agli arresti domiciliari per una presunta storia di corruzione nei cantieri delle ferrovie ad alta velocità. Ma dovunque ci giriamo lo spettacolo è sempre lo stesso. Politica e affari a braccetto. Il Monte dei Paschi depredato, lo Ior – la banca del Papa – utilizzato per riciclare denaro sporco, la politica che copre tutto a volte accontentandosi appena delle briciole al gran banchetto consumato a spese nostre. Una politica senza vergogna, impermeabile a tutto. Berlusconi, condannato che cerca ancora una via d’uscita da azzeccagarbugli, non è più impresentabile di un Giuliano Amato, appena nominato da Napolitano giudice della Corte Costituzionale, intercettato a tappare la bocca a una testimone convocata dai magistrati per una storia di tangenti. Lo stesso Amato ascoltato sempre al telefono con l’amministratore delegato del Monte dei Paschi, Mussari, mentre chiede 150 mila euro per sponsorizzare il suo torneo di tennis a Orbetello. Ora, premesso che un povero artigiano può sudare più che a Wimbledon per ottenere mille euro di fido dal Monte dei Paschi, in un Paese normale Amato avrebbe già tolto il Quirinale dall’imbarazzo e sarebbe rimasto a fare il pensionato a più di 30 mila euro al mese. Ma qui non si usa così. Qui si può restare al timone per decenni. Basta far finta di volere cambiare e poi non cambiare niente. Far finta di volere le riforme e poi non riformare niente. Non ci illuda allora la nave che resuscita dai fondali. Quello che stiamo vedendo al Giglio è la prova che questo Paese se vuole può ancora risollevarsi. Ma solo a patto di inventarsi soluzioni straordinarie, aver coraggio e sbarcare i troppi ufficiali poco gentiluomini che ci troviamo a bordo. Forse è di questo che dovrebbe farsi garante un buon Presidente della Repubblica. Garante di un sistema dove poter cambiare è più importante che conservare. Più importante della stabilità politica, dei mercati e dell’Europa che minaccia di fare le leggi di stabilità al posto nostro. Di Schettino al timone ne abbiamo fin troppi. Lasciarli al comando sappiamo già prima o poi che fine ci faranno fare.