Trump chiede la pace nella Striscia di Gaza ma Netanyahu non ne vuole sapere

Trump chiede la pace nella Striscia di Gaza. A sostenerlo sono i quotidiani israeliani secondo cui, però, Netanyahu ha respinto la richiesta

Trump chiede la pace nella Striscia di Gaza ma Netanyahu non ne vuole sapere

Dopo l’Unione Europea, anche gli Stati Uniti di Donald Trump avrebbero chiesto al primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, di trovare un modo per concludere la guerra contro Hamas, che da quasi due anni devasta la Striscia di Gaza. A rivelarlo è il quotidiano israeliano Haaretz, secondo cui alti funzionari dell’amministrazione americana avrebbero esortato il governo israeliano a inviare un team negoziale al Cairo, in Egitto, dove la prossima settimana dovrebbero riprendere i colloqui con il gruppo palestinese.

Un pressing che, secondo lo stesso giornale, si preannuncia tutt’altro che semplice, poiché “una fonte israeliana ha affermato che le divergenze tra le parti sono troppo significative per inviare la delegazione”. Indiscrezioni confermate anche dal portale Israel Hayom, che riporta addirittura una presunta conversazione tra il primo ministro Netanyahu e Trump. In tale conversazione, l’ex presidente americano avrebbe chiesto al premier israeliano di accettare il piano della Casa Bianca per porre fine al conflitto nella Striscia di Gaza, favorire l’ampliamento degli Accordi di Abramo e sostenere la creazione di un futuro Stato palestinese.

“La conversazione descritta nell’articolo di Israel Hayom non ha avuto luogo”, ha fatto sapere l’ufficio del primo ministro israeliano. “A Israele non è stata presentata la proposta politica presumibilmente descritta nell’articolo, e ovviamente non l’ha accettata”, ha concluso l’entourage di Netanyahu.

Trump chiede la pace nella Striscia di Gaza ma Netanyahu non ne vuole sapere

Insomma, tanto a parole quanto nei fatti, il leader israeliano sembra ancora restio a trattare la fine delle ostilità. Anche nelle ultime 24 ore, infatti, i raid dell’aviazione israeliana hanno provocato morte e distruzione in tutta la Striscia, causando, secondo Al Jazeera, almeno 72 vittime. Una serie spaventosa di attacchi, il più grave dei quali – costato la vita a 18 persone, in gran parte civili – ha visto un drone israeliano colpire un’unità di polizia di Hamas. Secondo fonti locali citate dalla BBC, questa cercava di assumere il controllo di un mercato nella città di Deir al-Balah, nella parte centrale della Striscia. Il raid è stato duramente condannato dal movimento palestinese, secondo cui la pattuglia stava operando per “mantenere l’ordine pubblico”, cercando di convincere i venditori dell’area a “non speculare sui prezzi, altrimenti avrebbero requisito tutte le merci”.

Denunce e violazioni

Tensioni crescenti anche in Cisgiordania, in particolare a Nablus, dove – complice l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale concentrata su Iran e Gaza – si moltiplicano attacchi e provocazioni da parte dei coloni israeliani contro la popolazione palestinese. Nelle ultime ore, quattro palestinesi sono rimasti uccisi, tra cui un quindicenne. Violenze finite al centro dell’ennesima – e inascoltata – denuncia dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (Ocha), secondo cui, nella sola settimana tra il 17 e il 23 giugno, i coloni hanno condotto almeno 23 attacchi contro i palestinesi in Cisgiordania.

Critiche per quanto sta accadendo in tutta la Striscia di Gaza che sono arrivate anche da Bruxelles. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato: “Non possiamo perdere di vista la situazione umanitaria a Gaza, che rimane abominevole e insostenibile. Gli aiuti umanitari devono raggiungere Gaza immediatamente, senza ostacoli, rapidamente e in quantità adeguata. Continueremo a chiedere un cessate il fuoco sostenibile e il rilascio degli ostaggi, affinché si giunga a una cessazione definitiva delle ostilità”.