Dopo giorni di vertici europei di dubbia utilità, in cui non si è andati oltre – pur tra mille distinguo – l’ipotesi di un futuro invio di truppe in Ucraina per vegliare sull’eventuale pace, è arrivato lo stop di Mosca, che non vuole sentir parlare di forze NATO nel proprio cortile di casa.
A far detonare questo ennesimo scontro di vedute tra l’Unione Europea di Ursula von der Leyen e il Regno Unito di Keir Starmer da un lato, e la Russia di Vladimir Putin dall’altro, è stata un’indiscrezione del quotidiano britannico The Telegraph, secondo cui il primo ministro inglese presenterà a Donald Trump, durante una visita a Washington prevista per la prossima settimana, un piano di pace che prevede l’invio di 30.000 truppe, in parte europee e in parte statunitensi, in Ucraina per garantire l’attuazione di un eventuale cessate il fuoco mediato dagli USA.
In particolare, sempre secondo The Telegraph, la missione si concentrerà su “un monitoraggio tecnico attraverso aerei da ricognizione, droni e satelliti, allo scopo di fornire un quadro completo di ciò che sta accadendo sul campo”, e l’intera operazione “sarà supportata da una potenza di fuoco sufficiente a individuare e respingere eventuali attacchi, al fine di riaprire lo spazio aereo ucraino e ripristinare i voli commerciali”.
No di Mosca alle truppe Nato in Ucraina
Un piano ambizioso che, però, sembra già fallito, dal momento che Pete Hegseth, segretario alla Difesa degli Stati Uniti, nei giorni scorsi ha dichiarato molto chiaramente che la responsabilità esclusiva di qualsiasi operazione di mantenimento della pace in Ucraina dovrà ricadere sugli europei e sul Canada.
Se qualcuno sperava in un ripensamento americano, il colpo di grazia al progetto del primo ministro britannico è arrivato dal portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, che ha espresso “forte preoccupazione” per le notizie di stampa sull’eventualità di un “invio di contingenti militari dei paesi della NATO in Ucraina”.
“Ovviamente, lo schieramento di contingenti militari di paesi NATO sul territorio ucraino non può essere accettabile per noi”, ha aggiunto Peskov. Una posizione che appare scontata, dal momento che, almeno secondo la narrativa dello zar, la guerra in Ucraina è iniziata proprio per scongiurare l’ingresso del Paese nell’orbita dell’Alleanza Atlantica, oggi guidata da Mark Rutte.
Per l’Ucraina si mette male
Insomma, per far cessare il conflitto e garantire il mantenimento della pace, vista la convergenza tra USA e Russia, sarà necessario percorrere altre strade. Quel che è certo è che cresce di ora in ora il pressing dell’amministrazione Trump per spingere Volodymyr Zelensky a lasciare il potere.
Il tycoon ha ribadito che “è tempo di elezioni in Ucraina”, sostenendo che “da troppo tempo” il popolo ucraino “non può scegliere il proprio leader”. Trump ha poi aggiunto che “è anche tempo di scoprire cosa è successo a tutti i soldi” che l’amministrazione Zelensky ha ricevuto negli ultimi tre anni di guerra.
Parole pesanti, immediatamente riprese dal consigliere statunitense Elon Musk, che su X ha scritto: “Zelensky non può pretendere di rappresentare la volontà del popolo ucraino se non ripristina la libertà di stampa e smette di annullare le elezioni!”.
Il patron di Tesla ha poi rincarato la dose, accusando il leader ucraino di essere responsabile della morte del blogger americano Gonzalo Lira, deceduto in una prigione ucraina: “Zelensky ha ucciso un giornalista americano!”.
Lo scoop dell’Economist: “Trump vuole silurare Zelensky”
Secondo il quotidiano britannico The Economist, questo pressing farebbe parte di un vero e proprio piano di Trump per “liberarsi di Volodymyr Zelensky”. Secondo questa ipotesi, il leader ucraino dovrebbe essere sostituito dal generale Valery Zaluzhny, ex comandante delle forze ucraine, rimosso da Zelensky e successivamente inviato a Londra come ambasciatore.
Trump e Musk, dunque, sembrano essersi accodati alla propaganda del Cremlino, che definisce Zelensky “illegittimo” e quindi impossibilitato a partecipare alle trattative di pace.
Un’accusa respinta dall’Unione Europea. Il portavoce della Commissione UE, Stefan de Keersmaecker, commentando le indiscrezioni sul presunto tentativo di silurare Zelensky, ha dichiarato: “Bruxelles ha una posizione chiara: il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è stato legittimamente eletto in elezioni libere, eque e democratiche. L’Ucraina è una democrazia, mentre la Russia di Putin non lo è”.