Tutti contro il putiniano Petrocelli. Rimpiazzato dalla filorussa Craxi. Il paradosso della presidente della Commissione Esteri. Nel 2016 nella sua Fondazione elogiò lo Zar

L'elezione di Stefania Craxi alla presidenza della Commissione esteri è un paradigma perfetto di come funziona certa informazione italiana.

Partiamo da un punto sostanziale: qualsiasi candidato alla presidenza della commissione Esteri del Senato sarebbe meglio di quel Vito Petrocelli capace di scrivere in un tweet “LiberaZione” con la zeta maiuscola diventata il simbolo delle truppe russe, riuscendo in un colpo solo a banalizzare la storia della Resistenza italiana e la guerra.

questo aggiungiamoci anche il fatto che il Movimento 5 Stelle ha dimostrato per l’ennesima volta una pessima strategia parlamentare e che Italia Viva (mica da ieri) ha dimostrato di votare più volentieri con il Centrodestra e la Destra che nel centrosinistra in cui simula di voler stare.

L’elezione di Stefania Craxi è un paradigma perfetto di come funziona certa informazione italiana

Però l’elezione di Stefania Craxi (per cui esultano tutti coloro che non vedono l’ora di un governo in cui destrorsi e turboliberisti possano abbracciarsi calorosamente senza fingere di essere avversari) è un paradigma perfetto di come funziona certa informazione italiana, certo giornalismo che in base alle convenienze politiche è disposto a impallinare chiunque non gli vada a genio strumentalizzando ieri la pandemia, oggi la guerra e domani chissà.

Volete un esempio? Eccolo qui. A marzo del 2016 nella sede della Fondazione Craxi, Stefania ospita la presentazione del libro Putin, vita di uno Zar (Mondadori) di Gennaro Sangiuliano (l’attuale direttore del Tg2). E cosa si dice in quell’occasione? Stefania Craxi definisce Putin non solo un protagonista “centrale, al di là di ogni giudizio di merito, nello scenario politico internazionale e nella geopolitica globale, dalla lotta all’Isis, al rapporto con l’Asia, alle strategie energetiche mondiali” ma “soprattutto una figura paradigmatica di come si affermano le vere leadership”.

Per Stefania Craxi il libro di Sangiuliano “è la storia di un leader che nasce dal nulla, di fatto, di un outsider che si afferma dopo un lungo travaglio, indice che la classe dirigente di un Paese, le stesse leadership, non possono conoscere scorciatoie e percorsi privilegiati se vogliono essere davvero tali”. E quando qualcuno le fa notare che già allora Putin non fosse un esempio di democrazia Stefania Craxi spiegò che “la Russia non è una democrazia perché se lo fosse non esisterebbe”: “io preferisco dire che la Russia non può essere una democrazia nel senso classico del termine”, disse Craxi.

Per la neo presidente della commissione Esteri Putin aveva il merito “di aver ridato orgoglio e identità alla Russia”

Anche le sanzioni contro la Russia innervosirono Craxi che stigmatizzò le scelte del governo italiano che “non ha fatto nulla contro il dissolvimento del progetto del gasdotto Southstream”. Per la neo presidente della commissione Esteri Putin aveva il merito “di aver ridato orgoglio e identità alla Russia, è riuscito a riplasmare un’identità nazionale forte, in cui tutti possono ritrovarsi, che tiene insieme lo stemma e il nastrino zarista, l’inno sovietico con la vecchia musica e nuove parole…”. E infine la chicca: disse Stefania Craxi che non aveva senso imporre sanzioni alla Russia perché “la Crimea è stata da sempre una terra russa”.

Ora immaginate i giornali di domani che in prima pagina lutano il titolo “Stefania Craxi era d’accordo con l’invasione della Crimea”. La notizia, badate bene, sarebbe vera, verissima. A nulla varrebbero le spiegazioni o le scuse della neo presidente. C’è tutto quello che serve per un’esecuzione pubblica che costringa il Governo a prendere provvedimenti. È facile strumentalizzare tutto, fingendo indignazione. Ma come vedete in questo caso la presidente voluta dal Centrodestra è passata indenne. Ognuno si faccia i suoi conti. E tiri le somme.