Tutti i buchi sulla scomparsa della studentessa nordcoreana. Tre ipotesi e molti dubbi sulla versione ufficiale della Farnesina

Cosa potrebbe essere accaduto alla studentessa nordcoreana figlia dell'ex ambasciatore reggente a Roma Jo Song-gil

Sono tre le possibili ricostruzioni di quanto sarebbe accaduto alla 17enne studentessa nordcoreana, figlia dell’ex ambasciatore reggente della Corea del Nord a Roma, Jo Song-gil (nella foto), scomparsa nel nulla a novembre mentre si trovava ancora nella Capitale. E tutte e tre chiamano pesantemente in causa le nostre autorità diplomatiche, quindi la Farnesina, e la nostra Intelligence.

La prima. I genitori della ragazza avrebbero palesato alle autorità italiane dell’intenzione di disertare e avrebbero quindi chiesto all’Italia asilo e, soprattutto, protezione. Assistenza che Roma, con un via libera di Palazzo Chigi e della Farnesina, avrebbe garantito. Dunque il 10 novembre Jo Song-gil e sua moglie si sarebbero allontanati, senza la ragazza, a piedi dalla sede diplomatica della Corea del Nord di Viale dell’Esperanto, all’Eur e sarebbero entrati in contatto con un team di esfiltrazione del nostro Servizio segreto. Grazie al quale, dall’Italia avrebbero raggiunto prima la Svizzera e dopo alcune settimane sarebbero rientrati di nuovo in Italia, protetti in una località segreta.

Circostanza, quest’ultima, riferita il 3 gennaio scorso da fonti citate dall’Ansa. La ragazza, stando a quanto hanno detto le autorità nordcoreane alla Farnesina, avendo richiesto di raggiungere i nonni nel suo Paese, sarebbe rimasta in Ambasciata e il 14 novembre, quattro giorni dopo la fuga dei genitori, sarebbe stata accompagnata in aeroporto e da lì avrebbe raggiunto volontariamente Pyongyang.

La seconda. Un team delle forze speciali nordcoreane avrebbe prelevato con la forza la ragazza, per condizionare la scelta di Jo Song-gil di disertare. La studentessa sarebbe stata quindi bloccata, forse in strada o direttamente nella sede dell’Ambasciata e trasferita facilmente a Pyongyang, essendo una congiunta di un diplomatico e dunque in possesso di un passaporto di servizio “blu”. A questo punto i genitori avrebbero chiesto aiuto all’Italia. Quest’ultima ricostruzione trova conferme nelle parole dell’ex numero due dell’Ambasciata della Corea del Nord a Londra, Thae Yong-ho, dissidente come il padre della ragazza e rifugiato dal 2016 a Seul con la sua famiglia, secondo il quale la 17enne sarebbe stata rapita a Roma dagli 007 di Pyongyang.

La terza. Al momento della fuga dall’Ambasciata la ragazza non si trovava con i genitori e non sarebbe riuscita a fuggire con loro. I nostri Servizi, una volta entrati in contatto con Jo Song-gil e sua moglie, avrebbero tentato di rintracciarla ma sarebbero stati bruciati sul tempo dall’intelligence nordcoreana che l’avrebbe rimpatriata contro il suo volere.

La prima ipotesi presuppone che l’ex ambasciatore Jo e consorte abbiamo abbandonato al suo destino la 17enne lasciandola in Ambasciata. Nel secondo e nel terzo caso la nostra Intelligence avrebbe, invece, più di qualcosa da rimproverarsi.