Tutti i regali della Farnesina

di Carmine Gazzanni

Dal “centro studi e ricerche Ligabue” turkmeno (ma con sede a Roma) fino al “Circolo Juventus” di Addis Abeba. A scorrere la lista di coloro che hanno beneficiato della generosità della Farnesina negli ultimi anni si rimane increduli. E, probabilmente, la cura Mogherini dovrebbe partire proprio da qui, oltre che dalla soppressione di ambasciate inutili e dal taglio degli stipendi iperbolici di consoli e diplomatici. Soltanto nel 2012 (ultima rendicontazione disponibile), infatti, è incredibile il numero di enti, fondazioni, associazioni e persone fisiche che hanno goduto dei sussidi più disparati: centinaia e centinaia di provvedimenti per altrettante somme versate, per un totale che sfiora il miliardo di euro.

Le organizzazioni internazionali
Scorrendo la lista dei beneficiari, subito appare chiaro un dato: la maggior parte delle somme erogate dalla Farnesina è diretta a mantenere in vita tutti i vari e tanti apparati delle organizzazioni internazionali. Alle Nazioni Unite, per dirne una, la Farnesina ha corrisposto nel 2012 375 milioni di euro solo per il suo funzionamento a cui si aggiungono altri singoli fondi per progetti e uffici specifici, come ad esempio i 500 mila euro per il “fondo fiduciario destinato al Middle East North Africa” o i 650 mila al tribunale internazionale di diritto del mare di Amburgo (dove, piccola nota, mare peraltro non c’è). Il solo consiglio parlamentare dell’Unione Europea, invece, è costato al MAE poco meno di 40 milioni di euro. Una cifra a cui, però, si aggiungono i fondi corrisposti per tutte le varie commissioni e organizzazione che pure rispondono all’UE, come ad esempio l’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) a cui la Farnesina ha concesso circa 20 milioni (60 mila euro solo per il segretariato generale).

Università, sindacati e “Ligabue”
Insomma, quello che sembra è che il ministero degli Esteri sia assolutamente di manica larga con le grandi organizzazioni internazionali. Ma lo è anche con tante altre fondazioni, enti, commissioni, scuole e università. E così, mentre in patria si fa fatica a raccogliere soldi per gli atenei italiani, la Farnesina finanzia, per fare qualche esempio, l’università “Muhammadiyah di Surakarta” in Indonesia, la “Makerere” in Uganda, la vietnamita “Thang Long” o, ancora, la “Mondlane – Inhambane” in Mozambico. Ma non sono questi gli unici finanziamenti che lasciano sbigottiti. Di casi grotteschi ce ne sono a iosa. Tra i tanti beneficiari spiccano, solo per citarne alcuni, la commissione italiana per la convenzione italo-svizzera sulla pesca a cui sono andati 25 mila euro, il “centro studi e ricerche Ligabue” (turkmeno ma con sede a Roma) che ha beneficiato di 5 mila euro o il “circolo Juventus” di Addis Abeba (7700 euro). E poi collegi e centri di ogni sorta, anche se poi operano in Italia e, addirittura, i sindacati con le loro sedi distaccate all’estero. E così, ad esempio, la Cisl di Stoccarda ha ricevuto poco più di 90 mila euro, la Cgil di Francoforte 40 mila e altrettanti quella di Berlino.

Le fondazioni politiche
Oltre ai sindacati, poi, non potevano mancare i politici. E allora, nell’abbondante piatto messo a disposizione dalla Farnesina, ecco che si buttano pure i politici di turno con le loro fondazioni. Come già documentato da La Notizia il 24 luglio scorso, non sono pochi i think-thank in cui pullulano uomini di ogni colore politico. Dalla Sioi dell’ex ministro Franco Frattini all’Ipalmo guidato da Gianni de Michelis, passando per “Magna Carta” di Gaetano Quagliariello, il Cespi in cui ritroviamo tanti uomini Pd (come l’ex premier Enrico Letta) e il Centro Studi Americano presieduto da Giuliano Amato. E, ancora, l’Aspen Institute, un coacervo di interessi politici ed economici all’interno del quale ritroviamo, tanto per cambiare, finanzieri, banchieri e uomini politici di ogni estrazione.