Christine Lagarde gela Ursula von der Leyen: non c’è alcuna possibilità che la Bce sostenga la proposta di Bruxelles per un prestito di riparazione da 140 miliardi all’Ucraina basato sui beni russi congelati. A riferire la decisione dell’Eurotower è un articolo del Financial Times. E questo è l’ultimo di una serie di fallimenti che Ursula – che proprio in questi giorni festeggia il primo anniversario del suo bis a capo della Commissione europea – colleziona. Dalle picconate all’agricoltura e al Green deal, dalle strategie per la difesa alla pessima trattativa sui dazi condotta con gli Usa, fino alla rincorsa senza successo per non essere esclusa dai negoziati di pace in Medioriente e Ucraina, l’Europa di Ursula e dei vari Macron non fa che prendere schiaffi a destra e a sinistra. Senza considerare i pessimi rapporti con l’Europarlamento: la maggioranza Ursula, quella che ha confermato l’ex ministra tedesca, di fatto non c’è più. Sostituita, sempre più spesso, da un asse che vede insieme Ppe, Conservatori e destre.
La Bce gela Ursula: nessuna garanzia per l’uso degli asset russi
Ma torniamo alla Bce. Fino al giorno prima, von der Leyen aveva spiegato che nelle prossime ore sarebbe stata annunciata l’attesa proposta legislativa sugli asset russi. Obiettivo: arrivare al summit dei 27 del prossimo 18 dicembre con una piattaforma in grado di ottenere il via libera politico ai Prestiti di Riparazione per Kiev, lo strumento che fa perno, appunto, sugli oltre 140 miliardi di beni russi congelati. Al tavolo dei 27 però non ci sarebbe stato solo Viktor Orban nel ruolo di spina nel fianco di von der Leyen, contrario a finanziare l’Ucraina con qualsiasi canale. A dire no all’uso degli asset russi c’è sempre stato il premier del Belgio, Bart De Wever, che si era già messo di traverso nell’ultimo Consiglio europeo di ottobre.
Se la Russia deciderà di portare in tribunale il Belgio, il Belgio andrà in bancarotta. Dopo l’allarme messo per iscritto da Euroclear, la società belga che detiene gran parte degli asset russi, era toccato al ministro degli Esteri Maxime Prévot avvertire lunedì la Commissione europea. Ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. E Ursula era convinta di andare avanti sugli asset russi nonostante i trattati europei – che lei e i suoi commissari, a partire da Kaja Kallas, dovrebbero in realtà conoscere – lo vietassero.
Il rifiuto della Bce: verrebbe violato il diritto dei Trattati Ue
Secondo quanto hanno riferito diversi funzionari al Financial Times, la Banca centrale europea ha stabilito infatti che la proposta della Commissione Ue violava il suo mandato. Ora questa presa di posizione incrementa le difficoltà di Bruxelles nel raccogliere la quota per il prestito da realizzare a fronte dei beni della banca centrale russa immobilizzati presso Euroclear. Nel dettaglio, il piano prevedeva che i Paesi Ue fornissero garanzie statali per assicurare la condivisione del rischio di rimborso del prestito di 140 miliardi di euro all’Ucraina. Dal momento che però la Commissione in caso di emergenza non sarebbe stata in grado di raccogliere rapidamente il denaro necessario – un’eventualità che avrebbe potuto mettere sotto pressione i mercati – i funzionari hanno chiesto alla Bce di fungere da prestatore di ultima istanza per Euroclear Bank, al fine di evitare una crisi di liquidità.
L’Eurotower ha bocciato la proposta, affermando che questo equivale a fornire finanziamenti diretti ai governi. La banca centrale avrebbe infatti dovuto coprire gli obblighi finanziari degli Stati membri, violando “probabilmente il trattato Ue che vieta il finanziamento monetario”. L’Ue, ricordiamo, ha congelato attività russe per un valore di circa 210 miliardi di euro dall’inizio della guerra in Ucraina. Alla sede della banca centrale di Francoforte, la reazione all’articolo del Financial Times si è tradotta in un breve comunicato che sottolinea come “una proposta del genere non è oggetto di considerazione in quanto violerebbe con ogni probabilità il diritto dei Trattati Ue che proibisce il finanziamento monetario”. Si tratta dunque di una constatazione di ciò che la legge permette.
I dettagli del no della Bce
Infatti, se è vero che il backstop sarebbe a vantaggio di Euroclear, un’istituzione e non uno Stato, è altrettanto vero che, nella pratica, fornendo il backstop la Bce finirebbe indirettamente per finanziare lo Stato che non sarebbe in grado di versare la propria quota a Euroclear. Si tratterebbe quindi di un finanziamento indiretto a uno Stato non in grado di adempiere ai propri obblighi, violando appunto il divieto di finanziamento monetario. Di qui l’impossibilità a dare il via libera alla richiesta di Bruxelles.
Ora Ursula è all’angolo e deve trovare immediatamente un’alternativa, per non lasciare che sia l’Ucraina a finire in bancarotta. Chi non pare averlo capito è il leader ucraino. “E’ tempo di usare gli asset russi” congelati in Europa per garantire la ricostruzione dell’Ucraina, ha continuato a chiedere Volodymyr Zelensky da Dublino. Ma appunto non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.