Con l’attenzione del mondo rivolta al conflitto mediorientale, in Ucraina si continua a combattere senza sosta e senza esclusione di colpi. Le truppe russe di Vladimir Putin, sfruttando le difficoltà dell’esercito di Kiev — che fatica a ricevere gli armamenti promessi dall’Occidente — nelle ultime 24 ore hanno conquistato un altro insediamento nella regione nord-orientale di Kharkiv, quello di Otradnoe, e soprattutto hanno sferrato un micidiale attacco contro la città di Leopoli, al confine con la Polonia. Proprio qui si è registrato quello che le autorità ucraine hanno definito “il peggiore attacco” sulla città “dall’inizio della guerra”, con l’area colpita da “78 droni e 12 missili”, che hanno danneggiato “molti condomini, alcuni edifici residenziali e diverse infrastrutture critiche”.
Un raid nel quale avrebbero perso la vita sei persone, mentre altre 18 sarebbero rimaste ferite, e che — secondo il presidente Volodymyr Zelensky — non sta suscitando “nessuna vera reazione” da parte dell’Occidente. Agli attacchi russi ha risposto per le rime l’esercito ucraino, che avrebbe preso di mira — secondo quanto riferisce il governatore della regione russa Vyacheslav Gladkov su Telegram, che parla di “raid illegali” — “infrastrutture elettriche” che hanno subito “gravi danni”, lasciando “circa 40mila residenti della regione di Belgorod senza elettricità”.
Verso l’escalation tra Ue e Russia
A rendere ancora più complicata la situazione contribuiscono i continui sorvoli nei cieli d’Europa di presunti droni russi, che di ora in ora fanno salire la tensione tra Unione Europea e Russia. Come accade ormai da settimane, anche ieri alcuni velivoli senza pilota sarebbero stati avvistati nei pressi dell’aeroporto di Gardermoen, a Oslo, in Norvegia. A darne notizia è stata l’agenzia di stampa norvegese NTB, riportando “la segnalazione di un pilota di linea norvegese che ha pensato di aver visto dei droni durante l’avvicinamento all’aeroporto”.
L’avvistamento, tuttavia, è diventato un giallo: nonostante le ricerche, la polizia del Paese scandinavo ha fatto sapere di non essere riuscita a verificare la fondatezza della segnalazione e, dunque, non ha potuto confermare se si sia trattato effettivamente di un drone.
Quel che è certo è che i velivoli senza pilota visti nelle ultime settimane rappresentano un nervo scoperto per l’Ue, che appare impreparata a gestirli e continua — pur in assenza di prove certe, ma davanti a un più che legittimo dubbio — ad accusare la Russia di Putin. A farlo è stato il cancelliere tedesco Friedrich Merz, secondo cui “il crescente numero di questo tipo di incidenti rappresenta una grave minaccia per la nostra sicurezza. Sospetto che la Russia sia dietro la maggior parte di questi voli di droni. La minaccia proviene da coloro che vogliono metterci alla prova. La Russia vuole distruggere l’intero ordine politico del dopoguerra: dobbiamo difenderci da questo, ed è quello che stiamo facendo”.
Il leader tedesco, al pari di altri esponenti Ue, ha ribadito che proprio per questo “gli aiuti all’Ucraina, che è stata attaccata dalla Russia, sono necessari”, in quanto “hanno lo scopo di dissuadere Mosca dall’attaccare altri Paesi in Europa”.
Parole di fuoco a cui ha replicato il portavoce dello ‘zar’, Dmitry Peskov, che, parlando della crisi dei droni, ha affermato che “ci sono molti politici in Europa che tendono ad accusare la Russia di tutto”, ma si tratterebbe, secondo lui, di accuse “infondate e indiscriminate”. A fargli eco è stato il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev, che ha ipotizzato che i droni avvistati in diversi Paesi europei possano essere una “provocazione dei banderiti” (termine dispregiativo per definire gli ucraini, in riferimento a Stepan Bandera), al fine di ottenere “più armi e provocare una guerra” coinvolgendo la Nato e l’Ue.
La pace in Ucraina è sempre più lontana
Proprio in merito a eventuali forniture di armi finora proibite, in particolare i missili a lungo raggio Tomahawk, Putin è tornato a mostrare i muscoli. A suo dire, se Donald Trump darà il via libera alla fornitura di tali sistemi d’arma, ci sarà “la distruzione delle nostre relazioni, o almeno delle tendenze positive che sono emerse in queste relazioni”, di fatto allontanando a tempo indeterminato una possibile risoluzione diplomatica del conflitto che, sempre secondo il presidente russo, sarebbe ostacolata dall’Ucraina e dall’Unione Europea.
Peccato che il segretario generale del Consiglio d’Europa, Alain Berset, la pensi molto diversamente: “Ora è chiaro a tutti, compreso il presidente Trump, che non c’è modo di fermare la guerra finché non ci sarà la volontà di un vero progresso da parte russa”.
Parole a cui ha replicato il viceministro degli Esteri russo Alexander Grushko, sostenendo senza mezzi termini di vedere “che l’Europa sta percorrendo la via dell’escalation. Questo si esprime nel crescente aiuto che i Paesi occidentali stanno fornendo all’Ucraina, inviando armi sempre più letali e a lungo raggio”.
Tutto ciò, ha aggiunto il fedelissimo di Putin, “si vede anche nella situazione militare-politica sul fianco orientale della Nato, dove il numero di esercitazioni è in aumento”, con queste ultime che “stanno assumendo un carattere sempre più aggressivo e offensivo”, servendo — secondo il Cremlino — “alla preparazione di uno scontro militare con la Russia”.