Kiev, salta la tregua e scorre ancora il sangue

di Alessandro Banfo

Rotta la tregua pasquale a Kiev sale la tensione mentre la diplomazia Usa cerca di risolvere il rebus chiamato Ucraina con la visita del vicepresidente Joe Biden.
La pace temporanea tra governo e indipendentisti, sancita il 19 aprile, è stata rotta il 20 aprile, quando una sparatoria nei pressi di un posto di controllo eretto dai separatisti filo-russi a Bilbasivka, villaggio a 18 chilometri da Slaviansk, città orientale in mano agli insorti, ha causato cinque morti. E la risposta di Mosca è arrivata pronta e decisa, surriscaldando gli animi già in subbuglio. Il ministro degli Esteri Lavrov ha tuonato: “Kiev viola gli accordi di Ginevra, l’agguato di Pasqua va oltre ogni limite e dimostra l’incapacità o la riluttanza delle autorità di Kiev a controllare gli estremisti”. L’uomo della diplomazia di Putin ha lanciato un vero e proprio ultimatum a Kiev: “La Russia metterà fine a qualsiasi tentativo di scatenare una guerra civile in Ucraina”. Secondo Lavrov il governo di Kiev “non fa nulla per eliminare le cause della profonda crisi”.

Leggi pro secessione
E mentre nel Paese l’atmosfera rimane caldissima cosa fa Vladimir Putin? Semplice. Si muove attraverso i canali legislativi, cercando di attrarre i russofoni verso la “madre Russia”. Lo zar ha infatti promulgato una legge che rende più facile e veloce ottenere la cittadinanza per i madrelingua russi i cui ascendenti diretti vivono o abbiano vissuto in Russia o in un territorio che faceva parte dell’impero russo o dell’Urss. La legge riduce i tempi e le difficoltà dell’iter, stabilendo che ogni richiesta deve essere valutata entro tre mesi. In caso positivo, l’interessato deve rinunciare alla sua precedente cittadinanza ma può contare su alcuni programmi di prima accoglienza ed inserimento lavorativo.  L’astuto provvedimento è stato pensato in particolare per sveltire le domande di cittadinanza degli abitanti della Crimea dopo l’annessione. Ma non solo. Potrebbe infatti causare un effetto domino su tutti gli ex Paesi satelliti di Mosca. Ma Putin non si è fermato qui, annunciando la firma di un decreto per la riabilitazione dei tatari di Crimea e di altre minoranze della penisola sul Mar Nero (armeni, tedeschi, greci) dopo le deportazioni staliniane

Il gioco di Putin
E come ciliegina sulla torta il leader del Cremlino ha anche presentato un progetto di legge per la creazione di una zona per il gioco d’azzardo in Crimea, i cui confini saranno decisi dai dirigenti della regione. Un gesto che sbugiarda lo zar che alla fine del suo secondo mandato aveva lanciato una crociata contro il gioco d’azzardo e lo aveva abolito nel 2007, confinandolo in quattro aree del Paese, tra cui quella di Azov, vicina alla Crimea.

Kiev si ribella
La replica di Kiev è arrivata subito e non si trattata esattamente di una risposta di cortesia, come era logico immaginarsi. Il presidente ucraino Alexandr Turchinov ha accusato Putin di “voler distruggere l’Ucraina indipendente. Ci teme molto perché l’Ucraina è un esempio per molti stati post-sovietici e insegna che la gente può decidere quali autorità vuole e quali no”. «L’obiettivo di destabilizzare l’Est del Paese, in primo luogo la regione di Donetsk, è un golpe a tutto il Paese», ha aggiunto. Per cercare di allentare i toni nel Paese è intanto in arrivo il vice presidente Usa Joe Biden.

La mediazione
Il braccio destro di Obama vedrà il premier Arseniy Yatsenyuk e il presidente ad interim Oleksandr Turchynov, oltre a una delegazione della Rada, il Parlamento di Kiev. Una visita complessa in un situazione al limite, che accordi diplomatici e tregue non hanno per nulla risolto. Anzi, ogni giorno che passa, sembra che aumenti la contrapposizione tra filorussi e truppe governative. Come testimoniano le pericolose minacce dell’autoproclamato sindaco di Slaviansk Viaceslav Ponomarev. “Se il ministro dell’Interno Avakov verrà qui sarò il primo a sparargli”, ha detto.