Il Centro europeo per il controllo e la prevenzione della malattie (Ecdc), come anticipato nei giorni scorsi (leggi articolo), ha pubblicato la mappa aggiornata della situazione epidemiologica in Europa basata sulle nuove indicazioni. Due le regioni italiane considerate ancora ad alto rischio – Friuli-Venezia Giulia e la Provincia autonoma di Bolzano – e dunque inserite nella cosiddetta zona “rosso scuro”. Veneto ed Emilia Romagna, inizialmente classificate nella stessa zona, sono “rosse”.
Le zone “rosso scuro” implicano, come era stato già anticipato dalla Commissione Ue, che, chi vorrà entrare o uscire da queste aree, dovrà sottoporsi a test Covid-19 e alla quarantena. Nella nuova mappa dell’Ecdc sono in zona rosso scuro anche vaste aree del Portogallo, della Spagna, dell’Irlanda, della Repubblica Ceca, dei Paesi baltici e alcune zone dei paesi scandinavi, della Germania e della Francia.
Per quanto riguarda la classificazione italiana, è atteso in queste ore il monitoraggio settimanale del ministero della Salute e Iss e la nuova ordinanza del ministro della Salute, Roberto Speranza, che prederà un cambio di colore per diverse regioni. Calabria, Emilia-Romagna e Veneto potrebbero diventare gialle insieme a Toscana, Campania, Trento, Basilicata e Molise, che già lo sono. Altre 8 regioni, invece, rischiano di rimanere arancioni: Lazio, Piemonte, Val d’Aosta, Liguria, Marche, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo e Lombardia.
Il report della Fondazione Gimbe.
Il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe, relativo al settimana 20-26 gennaio, rileva una riduzione dei nuovi casi (85.358 vs 97.335). Scendono anche gli attualmente positivi (482.417 vs 535.524), i ricoveri con sintomi (21.355 vs 22.699) e le terapie intensive (2.372 vs 2.487). Lieve calo dei decessi (3.265 vs 3.338). “Tutte le curve – ha spiegato il presidente della stessa Fondazione, Nino Cartabellotta – continuano questa settimana la loro lenta discesa, ancora grazie agli effetti del Decreto Natale, destinati tuttavia ad esaurirsi a breve”.
L’incremento percentuale dei casi si riduce in quasi tutte le Regioni; negli ospedali, nonostante l’ulteriore discesa di ricoveri e terapie intensive, l’occupazione da parte di pazienti Covid “continua a superare in 5 Regioni la soglia del 40% in area medica e in 6 Regioni quella del 30% delle terapie intensive, attestandosi a livello nazionale rispettivamente al 34% e al 28%”.