Ue, l’Italia resta vulnerabile su debito, deficit e crescita

Per l'Ue continuano a pesare le debolezze residue nel settore finanziario, ma anche la fragilità del mercato del lavoro.

Ue, l’Italia resta vulnerabile su debito, deficit e crescita

“L’Italia continua a far fronte alle vulnerabilità legate all’elevato debito pubblico, abbinato a consistenti deficit di bilancio e a una debole crescita della produttività in un contesto di fragilità del mercato del lavoro e di alcune debolezze residue nel settore finanziario”. È questa la prima conclusione contenuta nel rapporto appena pubblicato dalla cui arriva la Commissione europea nel quale vengono valutati gli squilibri macroeconomici nel contesto della sorveglianza Ue. Rapporti analoghi riguardano Francia, Germania, Grecia, Ungheria e Portogallo.

Per l’Ue continuano a pesare le debolezze residue nel settore finanziario, ma anche la fragilità del mercato del lavoro

Per Bruxelles i rischi per la sostenibilità di bilancio “restano alti nel medio e nel lungo termine”. La Commissione Ue  riconosce che le politiche per affrontare le vulnerabilità nazionali “hanno compiuto alcuni progressi”, ma rileva anche “che sono necessari ulteriori sforzi”. In particolare, “per riportare l’elevato debito pubblico su un percorso di decisa discesa sarà importante migliorare ulteriormente l’efficienza e la qualità della spesa pubblica insieme a investimenti e riforme che favoriscano la crescita, nonché a una maggiore conformità alle regole fiscali, compresa una semplificazione del sistema di tassazione”.

I deficit di bilancio sono rimasti elevati

“Il rapporto debito pubblico/Pil dell’Italia è diminuito nettamente di circa 15 punti percentuali rispetto al suo picco durante la crisi pandemica, principalmente a causa della forte crescita del Pil nominale, mentre i deficit di bilancio sono rimasti elevati – ricorda l’esecutivo comunitario -. Tuttavia, con il 139,8% del Pil nel 2023 secondo le previsioni autunnali 2023 della Commissione, il rapporto debito pubblico è ancora elevato e si prevede che la tendenza al ribasso si invertirà quest’anno e il prossimo. Ciò è dovuto principalmente a un ampio aggiustamento stock-flussi che incrementa il debito, ancora consistente anche se in diminuzione, ai disavanzi pubblici e a un differenziale tra crescita nominale e tasso di interesse meno favorevole”.

“Inoltre, gli ingenti costi del servizio del debito limitano ulteriormente la portata del governo per quanto riguarda le politiche fiscali a sostegno della crescita. I rischi per la sostenibilità fiscale rimangono elevati nel medio e medio termine nel lungo termine”, afferma anche Palazzo Berlaymont. Sulla produttività la Commissione segnala un “andamento piatto” che riflette “persistenti carenze strutturali” con “condizioni di finanziamento più restrittive” che “smorzano le prospettive di un ulteriore incremento del capitale”.

Le banche italiane sono ancora notevolmente esposte

“Le banche italiane sono ancora notevolmente esposte al rischio di credito sovrano e all’andamento dei prestiti garantiti dallo Stato nei loro bilanci – nota tra l’altro l’Idr della Commissione -. La qualità degli attivi bancari è notevolmente migliorata e la redditività è aumentata parallelamente alla normalizzazione della politica monetaria, anche se le banche potrebbero dover affrontare sfide man mano che l’impatto economico della stretta finanziaria si espande ulteriormente”. “Una materializzazione dei rischi derivanti da queste vulnerabilità potrebbe avere ripercussioni su altri Stati membri attraverso vari canali, di modo che le vulnerabilità abbiano rilevanza transfrontaliera”, afferma tra l’altro la Commissione. Bruxelles segnala infine nelle proprie conclusioni degli esami approfonditi che “rimane essenziale mantenere il ritmo di attuazione del Pnrr, comprese le misure a sostegno delle competenze e della partecipazione al mercato del lavoro delle donne e dei giovani”.

 

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