L’ufficiale infedele della Marina arrestato vendeva ai russi informazioni su sistemi di telecomunicazione militare

Secondo le indagini l'ufficiale della Marina arrestato ieri dal Ros avrebbe ceduto in cambio di denato documenti top secret utilizzando una pen drive.

L’ufficiale infedele della Marina arrestato vendeva ai russi informazioni su sistemi di telecomunicazione militare

Vendeva all’esercito russo documenti classificati come segreti, ed esclusivamente di natura militare, in particolare su sistemi di telecomunicazione, l’ufficiale della Marina militare italiana, il capitano di fregata Walter Biot, arrestato ieri sera dal Ros del Carabinieri per spionaggio e altri gravi reati (leggi l’articolo).

Lo scambio dei documenti, tra l’ufficiale italiano e quello dell’Esercito russo, in servizio presso l’ambasciata di Roma, secondo quanto hanno scoperto gli investigatori del Ros e gli agenti dell’Aisi, è avvenuto in un parcheggio della Capitale dove i due si erano dati appunto e dove sono stati bloccati. Si tratta di copie di documenti top secret che erano all’attenzione dello Stato Maggiore della Difesa e per questo classificati.

Il capitano di fregata fotografava i documenti dal monitor del computer del suo ufficio, traendoli dall’intranet della Difesa, e successivamente caricava le immagini su una pennetta Usb da consegnare al militare dell’esercito russo. La pen drive è stata sequestrata ieri sera dai carabinieri del Ros al momento dell’arresto dell’ufficiale. I documenti riguarderebbero i sistemi di telecomunicazione militare, ceduti in cambio di cinquemila euro in contanti. Denaro che è stato sequestrato al momento dello scambio.

Nei confronti del militare italiano, attualmente detenuto, l’accusa è di procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, spionaggio politico e militare, diffusione di notizie di cui è vietata la divulgazione. Oltre alla Procura di Roma, che ha coordinato l’indagine, anche quella militare ha aperto un fascicolo. L’udienza di convalida dell’arresto di Biot si terrà domani da remoto dal carcere di Regina Coeli.

“Confermiamo il fermo il 30 marzo a Roma di un funzionario dell’ufficio dell’Addetto Militare. Si verificano le circostanze dell’accaduto. Per adesso – riferisce in una nota dell’ambasciata russa a Roma – riteniamo inopportuno commentare i contenuti dell’accaduto. In ogni caso ci auguriamo che quello che è successo non si rifletta sui rapporti bilaterali tra la Russia e l’Italia”.